lunedì 31 dicembre 2012

Miaoegizi e idiozia

Arriva l'anno nuovo, caro Jack, e pochi giorni dopo compirai gli anni, ma comunque rimarrai sempre di un anno più giovane di Brad Pitt. Un anno in cui continuerai a sperare che le cose possano andare davvero meglio per te, per i tuoi amici e le persone care, e anche per gli altri. Perché ti sei stufato di sentire notizia di gente che non c'è più, di editori che non pagano e altre pessime notizie.
Eppure, nell'attesa di un nuovo anno pieno di buone nuove, in cui pensi a quali buoni propositi richiedano il maggiore impegno, che è esattamente quello fai ad ogni capodanno (ben sapendo che non vedrai alcun progresso al riguardo) è bello che tu concluda questo anno di blog con un 24esimo post, raggiungendo in questo modo il ragguardevole record di una media di due post al mese, che per i tuoi ritmi è comunque un bel risultato. Visto che non usi il blog per postare materiale nuovo, ma ti perdi in virtuose elucubrazioni di dubbia utilità per la vita, l'universo, e tutto quanto.

Riprendo a parlare in prima persona, cosa che non faccio troppo spesso qui, ma diamine, è l'ultimo dell'anno e quindi si può fare. E con cosa lo concludo? Scrivo di massimi sistemi, mi impegno in qualche impegnativo esercizio specifico per Nerd o simili amenità? No, niente di tutto questo, oggi mi limito a segnalare una di quelle notizie che ti sembrano assurde quando te le raccontano, a cui non credi quando le leggi tu stesso, ma che quando capisci essere vere ti rendi conto che quando sarai tu a raccontarla non ti crederà nessuno.
La prima notizia l'avevo letta sul sito del Fatto Quotidiano, e sembrava davvero incredibile. Qualche giorno dopo mi è tornata in mente, e ho voluto controllare su google.com, inserendo alcune parole chiave, e la risposta è stata positiva: sì, tutto vero.
Amici miei, che ci crediate o no, negli Stati Uniti d'America, il paese che ci ha dato Guerre Stellari e Star Trek, la gomma americana, la Apple e Windows, lo Shuttle e le missioni Apollo e McDonald's e un miliardo di altre cose interessanti, potete fare davvero molte cose. Stendiamo un velo pietoso sul fatto che con una semplice autocertificazione potete entrare in possesso di un'arma automatica, ma non di quelle ad aria col tappino rosso sulla canna, col motorino che ti simula il rumore, che sembrano vere, ma di quelle vere davvero, come quelle purtroppo diventate celebri per le recenti stragi nelle scuole degli states.
Ebbene, in quel lontano paese ci sono anche cose che non potete fare, è questo è ovvio.
Ma una di queste, la protagonista di questo 24esimo post, è che non potete possedere un'ovetto Kinder, con la sua sorpresina interna. State rischiando grosso, perché la loro vendita è proibita, e se vi beccano in aeroporto con qualcuno di questi pericolosissimi ovetti, rischiate l'arresto. Ne trovate notizia in giro, ne trovate le reazioni incredule, e purtroppo non è una bufala come ti piacerebbe credere. Perché un bimbo potrebbe inghiottire ovetto e capsula, e soffocare, per cui è compito della legge tutelarlo.
Lo so, anche io penso che un ragazzino che inghiotte ovetto e capsula sia maledettamente stupido, ma la legge è legge, in ogni parte del mondo, e quindi mi tengo per me cosa augurerei a tale bimbo.

Penso alla notizia, accetto la cosa e quindi arrivo alla sola conclusione possibile. Realizzo che i ragazzini americani e gli adolescenti e gli adulti tutti, non potranno mai collezionare i Miaoegizi, o le Tartallegre. Ecco.
Questa è una di quelle cose che ti danno da pensare.
Queste collezioni rimarranno un nostro privilegio.
E scusate se è poco...

Buon 2013 a tutti,
Il vostro Giacomo, Jack per gli amici

sabato 15 dicembre 2012

E tutti risero, ma non capirono perché

Ridere. Riuscire a fare ridere. Essere comici. Strappare un sorriso. Provocare una risata.
Sembra facile. Potrebbe davvero essere così semplice? La storia del mondo è piena di ottimi comici, di scrittori brillanti, di situazioni comiche. E anche nei fumetti. Ne hai letti di testi comici, vero? E anche di fumetti, giusto?
E ricordi le risate, ricordi bene i momenti in cui avevi dovuto interrompere la lettura perché dovevi ridere. Ridevi per Douglas Adams, ridevi per Altai & Jonson, ridevi con Paperino e con Asterix.
Oggi sarà la stessa cosa, pensi. E ti guardi intorno.
Un po' di tempo fà... un editore pubblica una nuova testata a fumetti, dichiaratamente comica. Dovrebbe fare copia con un'altra testata comica di provato successo, questa è la sfida. La prendi perché hai fiducia negli autori. La leggi e... non ridi. Sì, sorridi, la situazione è buffa, ma... non interrompi la lettura con una risata, come ti capita con l'altra testata comica. E ti domandi dove sia il problema? Dove sta l'errore?
Esattamente ieri invece leggi l'anteprima di una nuova testata comica a fumetti che si preannuncia esilarante. E ugualmente non ridi.
Abbiamo un problema. E il problema fondamentale è: non fa' ridere, o semplicemente non fa' ridere te?
Può essere che il problema fondamentale stia in questo paziente, che non riesce a stare al passo coi tempi, e non ha capito che oggi la risata funziona così e non cosà?
Questa soluzione non scartarla a priori, giovane Jack. Perché ognuno di noi ha avuto un'educazione che è il risultato dei suoi tempi. La tua adolescenza per esempio è finita prima dei tempi dei cartoni animati con le sigle di Cristina d'Avena, prima dell'avvento della tv a colori, prima dei pomeriggi pieni di televisione e MOLTO prima della moda dei film in 3D. Quindi niente dell'educazione fondamentale degli anni '80, niente Drive-in, niente Dragonball, niente Stanlio e Ollio a colori e simili aberrazioni. Per cui forse sei davvero tu ad essere fuori tempo, a essere inadatto a capire queste nuove generazioni di comici e storielle brillanti.
E' come quella strada di mattoncini colorati che hai fotografato tempo fa. I paletti nel mezzo e tutti vanno a destra, e il colore dei mattoncini è ormai scomparso. Lo sporco delle gomme, la direzione obbligata. Tu sei un pedone, fai un'altra strada, e vedi ancora i colori delle mattonelle. E basi le tue reazioni e le tue emozioni su quello. Ma non stai seguendo la corrente, e la strada che fai non è quella giusta. E quando prenderai l'auto farai anche tu quel tragitto grigio. Sì, ma intanto vedo i mattoncini colorati.
Basta disquisizioni su cose ed esseri, su risi e bisi, per quest'anno abbiamo già dato. Ma se i tempi della risata sono mutati, devi cercare di capire bene dove sbagli. Per cui urge che passi qualche ora tra vecchi albetti, fotocopie sbiadite e cartelle impolverate (tanto fuori piove e sei fortunato che non nevichi), puoi dedicare il tuo sabato mattina a questa inchiesta fondamentale su di te: per cercare di capire dove e quando hai perso il contatto con il mondo di oggi e il suo umorismo, quando hai lasciato il percorso di mattoncini grigi. Prendilo come un compito di fine anno.

In anni lontani, cominciai a disegnare delle vignette umoristiche in tema Star Trek, che vennero pubblicate dagli amici dello Star Trek Italian Club sulla rivista ufficiale. Gli spunti erano potenzialmente tanti, e tante erano le serie su cui basarsi. Per esempio, prendiamo la vecchia serie classica, quella del 1968 col capitano Kirk e Spock.
E pensi che si possa ridere, se non si è visto il telefilm di riferimento, per cui non si conoscono le citazioni? Bella domanda.
(come al solito, per vederle più in grande e riuscire almeno a LEGGERE qualcosa, premete sull'immagine)


In effetti è dura. Se devo giudicare dai tempi direi di no, non sono più comiche. Rotta non fa rima con rutto, non c'è quella volgarità necessaria al giorno d'oggi. Eppure io sorrido ancora.
Proseguiamo l'esame. Proviamo con qualcosa di più moderno, come i Borg della serie Star Trek: The Next Generation del 1988.. 


Dai, queste funzionano ancora, no? 
Bè, anche qui mescolavi la risata intellettuale con la gag di Stanlio e Ollio. Risata facile, ma stereotipata. No, nemmeno questa funzionerebbe adesso.
Proseguiamo. E la vecchia serie TV UFO? Quella del comandante Straker e Base Luna e gli Shado mobili? Ma chi se la ricorda più? Ha senso cercare di fare ridere sui loro alieni minacciosi?


Non le trovi ancora spassose?
No, chi se la ricorda più quella serie? Serve qualcosa di più moderno.
Per esempio Spazio 1999, altra serie TV degli anni passati (è del 1975).


Queste fanno ridere, decisamente. Non credi?
Mah... l'esegesi della forma, la ineluttabilità del messaggio, il quid invocativo dell'essenza interiore, la gestalt hegeliana, la rava e la fava, il progresso del linguaggio, la modernità, con la supercazzola come se fosse Antani.
E oggi cosa fai? Disegno anche vignette umoristiche su pizza e pizzaioli, per la rivista Pizza Press.
Far ridere sulla pizza? Ma che razza di idea è? Cosa si può trovare di comico su pizza e pizzaioli?


Vabbè. E' una battaglia persa, giovane Jack. Il discorso non è chiaro, non ti spieghi, non arrivi ad un dunque, non domini il qui pro quo, eviti il quorum dell'io interiore e non rispondi al decostruzionismo del modernariato.
E tutto quanto sembra solo una scusa per ripubblicare tue vecchie vignette, e questa è una marchetta bella e buona. Perché lo fai?
Perché il blog è mio. E poi perché è quasi Natale. Un regalo per i lettori del Blog?
Ups...sì, questo in effetti ci può stare. Come non detto.

venerdì 23 novembre 2012

Gli irregolari di Ceti Alpha V

In quel giorno lontano di quell'anno dimenticato, mentre la televisione continuava a proporre sempre i soliti programmi, accadde che il celebre produttore Peter Wonder, nel suo gioioso paese di Meravigliandia ebbe una fantastica e originale idea meravigliosa.
Egli avrebbe realizzato un nuovo adattamento televisivo delle avventure di Sherlock Holmes. Cosa c'era di meglio che riproporre, in questi tempi moderni, l'immortale classico di Conan Doyle, che sempre aveva divertito e appassionato centinaia di migliaia di lettori? Generazioni di appassionati del detective di Baker Street avrebbero accolto con gioia questa originale novità, e l'avrebbero seguita con fedeltà, e sarebbe stato un successo clamoroso. Un altro da aggiungere ai tanti successi che il talentuoso produttore aveva realizzato.
E così fù. Peter Wonder realizzò davvero una serie nuova, che rispettava tutte le regole della tradizione del personaggio: un caso misterioso portato a conoscenza del famoso detective, e la scienza deduttiva che entrava in gioco, e magicamente ogni cosa andava al suo posto, e ogni indizio portava ad una soluzione unica, logica e sorprendente. Lo show aveva successo, i suoi episodi vincevano continuamente il premio Edgar Allan come migliore spettacolo giallo, e tutti erano felici.
Ma... non era abbastanza. Certo, le avventure di Sherlock avevano successo, ma c'erano sicuramente molte più storie da raccontare, pensò Peter Wonder.
Le cose accadono, le idee arrivano, e quindi nel gruppo di autori che lavoravano a questa versione di Sherlock Holmes venne una voglia irresistibile: raccontare altre storie ambientate nel mondo di Sherlock Holmes. Per esempio, sarebbe stato interessante raccontare le vicende di affittacamere della signora Hudson. Sarebbe stato sufficiente aggiungere dei personaggi nuovi pensò Peter Wonder, e la magia avrebbe continuato più forte che mai.
Gli irregolari di Baker Street, come si facevano chiamare gli appassionati dello show, sarebbero stati di certo entusiasti, per questa nuova e originale proposta.

E così avvenne. Cominciò a partire lo spin-off di Sherlock Holmes, si chiamava 221B BAKER STREET, e cominciò a seguire le vicende quotidiane della signora Hudson, dei suoi affittuari, Bill, Ted e Samanta (detta Sammie), del postino Buff, del garzone Jim del panettiere John, della giovane cameriera Lilly della duchessa Fearless, e naturalmente del gioviale poliziotto di quartiere Bing.
Ogni tanto la signora Hudson, o il poliziotto Bing si imbattevano in qualche caso interessante (Chi ha rubato la posta? Che fine ha fatto la torta al mandarino lasciata a raffreddare sulla finestra?), ma lo risolvevano brillantemente prima della fine dell'episodio. Ma intanto - e sopratutto - seguivamo le vicende di Ted, e del suo amore per Lilly, del giovane orfano Walt e del padre ritrovato Ted, abbracciando tutta una serie di nuovi temi che l'autore originale di Sherlock Holmes non aveva mai affrontato, portando nuova linfa allo show. E portando nuovo pubblico alle avventure di Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing, pubblico che finora era convinto che Sherlock Holmes fosse noioso.
Uno dei primi segnali che qualcosa non stava andando come previsto avrebbe potuto essere che solo il primo episodio venne candidato al prestigioso premio Edgar Allan. A vincere quell'anno toccò ad un adattamento fedele del romanzo "Il lungo sonno" di Raymond Chandler, con protagonista il detective Philip Marlowe.

Fermi tutti, dissero a questo punto gli irregolari di Baker Street. "Ma se prendete Sherlock Holmes, togliete lui, togliete Moriarty e togliete la scienza deduttiva, non sono più le avventure di Sherlock Holmes. E' qualcosa d'altro."
Storie, risponde Peter Wonder, questo è ciò che ci chiede il pubblico oggi. Storie di gente vera, di problemi veri, di rapporti familiari, e Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing, e certo, anche di scienza deduttiva, sicuro...
No, non ci siamo, risposero gli irregolari. Personaggi come Irene Adler o Moriarty sono molto più forti e interessanti, e che no, non interessava loro sapere di cosa accadesse nella vita di Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing e la duchessa Fearless. Noi vogliamo Sherlock Holmes. Vogliamo il giallo, insistevano

Antichità, pensò il talentuoso Peter Wonder. E' questo il futuro della televisione, personaggi che appassionino milioni di persone, anziché le poche misere centinaia di migliaia di prima. E se protestano, bè... che diamine, che se ne facciano una ragione, questo è il progresso, non si torna più indietro. E prima o poi anche loro finiranno per entusiasmarsi per le vicende drammatiche e strappalacrime di Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing. E sopratutto al mistero della duchessa Fearless. E se non saranno loro, toccherà ai loro figli, negli anni a venire.
In fondo, il prestigioso premio EdgarAllan non è poi così prestigioso, dice Peter Wonder, se quest'anno è andato all'adattamento televisivo dell'87esimo distretto di Ed Macbain, dove ci sono solo uomini che parlano e arrestano delinquenti.

E così fù. Il premio Edgar Allan, così come le preferenze degli irregolari di Baker Street, da allora in poi andò ogni anno ad una serie differente, l'importante è che non avesse tra i suoi protagonisti nessuno con un nome anche solo lontanamente somigliante a Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing. Per loro c'erano sempre le nuove generazioni ad adorarli.
Nuove generazioni che non capirono mai, proprio mai, perché gli irregolari di Baker Street continuassero a lamentarsi.
Già. E' dura essere un irregolare, ai giorni nostri.

Ecco. Ora potete continuare a chiedere perché non mi piacciono molti dei telefilm che vengono definiti "fantascienza" che vengono prodotti oggi.
Io voglio Moriarty. E loro mi danno Bill, Ted, Sammie, Buff, Jim, John, Lilly e Bing. Questi non li reggo proprio.
Ma sopratutto, quella che non reggo è proprio la contessa Fearless. 

Sorry folks.

venerdì 9 novembre 2012

Con un cucchiaio, al centro del mondo

Sto girando per Udine. E' una giornata di metà autunno, dedicata ad un giro di spese nel basso Friuli in compagnia di vecchi amici: centro commerciale, MediaWorld, e tutto quello che c'è di mezzo. La mi spesa finora consiste in due tappetini da bagno (ma che invece mi servivano per la postazione PC) e poco altro. La città è l'ultima tappa prima del rientro a casa, il sole sta già tramontando, e dopo il complicato parcheggio ci dirigiamo verso una fornita libreria del centro. Andrea 1 cerca un libro, Andrea 2 vuole dare un'occhiata, io non ho priorità, mi accontento di curiosare in giro senza obbiettivi precisi. E come sempre quando sono in una libreria, finisco per cercare il settore fantascienza. Scavo nella libreria, cercando e leggendo i titoli sulle costolette dei libri.
Quello che vedo però non è molto edificante per un appassionato: le ristampe di Asimov, le ristampe di Dick, qualche ristampa della guida galattica e del ciclo di Hyperion, qualcosa di Evangelisti, la ristampa di Harry Potter e varia Urban Fantasy. Guardando bene trovi anche qualche ristampa di Darkover della Bradley, ma poco altro. Oh, lì in basso ci sono le  ristampe di Dune e del ciclo del fiume di Farmer, ma proprio in basso, dove di solito tieni il buon vino..
Ristampa, una parola che arrivo ad odiare. Perché ci fu un tempo lontano, quando il settore era considerato un ghetto, e veniva stivato negli angoli bui delle librerie, in cui ogni mese invece uscivano novità... e non serviva scavare sul fondo per trovarle. Era sufficiente che cercavo la zona della libreria dove prevaleva il color Oro, dove stazionavano i Cosmo Oro della Nord. Ed eri in paradiso.
Oggi niente oro, niente party.

Se sei un appassionato di fantascienza letteraria, scavi nelle librerie, trovi e leggi molti libri. O almeno dovresti. Se sei un grande appassionato (o così ti piace definirti, perché sei gasato, bla bla bla), allora segui anche il resto: cerchi le notizie sugli scrittori, le novità in uscita nel mondo anglosassone, e tutto quello che gira intorno. Farlo nell'epoca analogica era difficile, ma primo a poi venivi a sapere dei premi letterari americani, l'Hugo, il Nebula, il Campbell... e quindi scoprivi anche il sondaggio di Locus.
"Sondaggio, che sondaggio? E che roba è Locus?" chiede il solito lettore curioso con facoltà telepatiche preveggenti, inviandomi le sue domande col pensiero nel momento stesso in cui scrivo, permettendomi di rispondere.
Locus è una rivista di fantascienza che esce negli States. Una delle sue particolarià, o almeno il motivo per cui la citiamo qui, è che effettua ogni anno un sondaggio tra i lettori, per chiedere di segnalare la meglio FS pubblicata nell'anno precedente. Un premio popolare, insomma. E i lettori rispondo, compilando il foglietto apposito, scrivendo i loro preferiti, applicando un francobollo sulla busta e spedendo alla redazione il risultato. E fin dai primi anni '70 ogni anno Locus pubblica la lista dei lettori con il the Best of.

Chris Foss
Ma nel 1975, nel 1987 e nel 1998 (circa) chiesero uno sforzo in più: di elencare anche le migliori opere di sempre fino a quel momento, in tutte le categorie principali. E i lettori risposero con entusiasmo. Ancora oggi queste classifiche sono indicate dagli appassionati come una valida guida per recuperare il meglio del meglio (ovviamente solo delle opere anglosassoni). Tutto un mondo che si evolve, tra una classifica e l'altra, così come si evolvono le copertine, con gli stili e gli autori che passano, da Chris Foss a Frazetta a Michael Whelan.
E quest'anno si replica. Il nuovo sondaggio, scoperto grazie ad un post dell'amico Silvio Sosio su Facebook, è aperto non solo ai lettori, non solo agli iscritti al sito ufficiale della rivista, ma a tutti visitatori.
Quando ho letto la notizia, mi sono davvero sentito in cima al mondo: perché quest'anno avrei potuto votare pure io. Tutti quegli anni passati a scavare nelle librerie, non sarebbero stati inutili. Alla fine il mio feedback poteva avere un riscontro.
E' stato rapido. L'ho fatto. E' sufficiente andare sulla pagina apposita, con la sua finestrella con le 10 scelte divise per categoria. E forniscono anche 4 link con delle utilissime liste delle più importanti opere nei romanzi (Novel), nei romanzi brevi (Novelette), racconti (Novella) e racconti brevi (Short Stories). Ti registri (solo per il voto) e compili le tue liste... sapendo scegliere bene nella lista romanzi, dove trovi mescolati e senza indicazione di genere, quelli fantasy e quelli di fantascienza. "Così vediamo come te la cavi, ragazzo".

1998 Top Five

Quest'anno, appunto, la votazione era doppia. Un secolo è finito, per cui si possono chiedere due classifiche: Per il libri dello scorso 20esimo secolo, e per il quelli usciti finora nel 21esimo... 12 anni di nuovi libri. Sono pochi per fare una classifica del secolo, ma è un buon inizio, perché tolti i classici, o i gradi antichi, rimangono tutti gli altri. Come se si ripartisse tutti dal via.
I miei voti sono passati e ormai faranno parte del conteggio. Guardo la mia lista, e mi rendo conto che non è proprio sincera. Perché 10 scelte per categoria sono poche, se hai letto tanto. Ma la vita è fatta di scelte, in fondo...
Così, visto che la seconda parte del pezzo sulle canzoni di 007 è complicata da finire, nel frattempo mi è venuto il pensiero di condivide qui la mia lista, e ragionare sul perché e il percome ho dato questi voti, perché tenere tutto dentro ti da' da pensare, sul perché hai scelto alcuni fondamentali che non potevano assolutamente mancare, ma in altri casi hai scelto con il cuore. Ed è anche l'occasione per fare due chiacchiere su fantascienza e tutto quello che c'è (o c'era) intorno. Certo, quello di oggi probabilmente non sarà un post troppo interessante, ne convengo, quanto piuttosto un soliloquio dell'autore. Ma almeno io soliloquio in modo divertente.
Checchè ne dica la regola del bravo blogger.
E checchè ne dicano pure le librerie odierne, accidenti a loro.

Nota: per i racconti ho indicato i link al Catalogo Vegetti, il migliore (e unico, a dire il vero) database della letteratura fantastica italiana.

Romanzo di Fantascienza
1: Dick, Philip K. : Ubik (1969)

2: Simmons, Dan : Hyperion (1989)
3: Spinrad, Norman : Astronavi nell'abisso (The Void Captain's Tale, 1983)
4: Le Guin, Ursula K. : I Reietti dell'altro pianeta (The Dispossessed, 1974)
5: Lem, Stanislaw : Solaris (1970)
6: Silverberg, Robert : Shadrach nella fornace (Shadrach in the Furnace, 1976)
7: Heinlein, Robert A. : La porta sull'estate (The Door Into Summer, 1957)
8: Adams, Douglas : (Guida Galattica per Autostoppisti (ciclo, 1979)
9: Pangborn, Edgar : Pianeti allo specchio (A Mirror for Observers, 1954)
10: Asimov, Isaac : La Trilogia della Fondazione (The Foundation Trilogy, 1953)

Michael Whelan
Lo so, è una classifica del piffero. Ma volevo mettere libri che mi fossero piaciuti davvero tanto. Ma per mettere Pangborn ho dovuto togliere Guerra Eterna di Haldeman, e a Fanteria dello Spazio ho preferito un romanzo minore di Heinlein (ma non meno bello). Per il resto ci sono i libri indispensabili di Dick, di Simmons e di Lem, una le Guin (scegliere quale è stata dura) e I cicli fondamentali di Asimov e Adams. Al libro di Silverberg sono legato affettivamente, perché oltre ad essere un gran libro, fu il primo dell'editrice Nord che comprai, ma so benissimo che ha scritto di meglio. Ma in compenso il libro di Spinrad rappresenta bene quanto di meglio io abbia letto negli anni recenti, a pari merito con Hyperion.
Manca il mondo del fiume di Farmer accidenti, manca Rama di Clarke, manca Dune, manca Bester e mancano tanti altri... ci penserà qualcun altro a inserirli in lista, e alla fine ci saranno.

Romanzo di Fantasy
1: Tolkien, J. R. R. : Il signore degli anelli (The Lord of the Rings, 1955)
2: Wolfe, Gene : Il ciclo del nuovo sole (The Book of the New Sun ,1983)
3: Le Guin, Ursula K. : Il mago di Earhtsea (A Wizard of Earthsea, 1968)
4: Howard, Robert E. : Conan il Barbaro (Conan the Barbarian, 1950)
5: Silverberg, Robert : Il castello di Lord Valentine (Lord Valentine's Castle, 1980)
6: Holdstock, Robert : La foresta dei Mythago (Mythago Wood, 1984)
7: Leiber, Fritz : Le spade di Lankhmar (The Swords of Lankhmar, 1968)

E poi? Solo otto? Si, non sono un grande frequentatore di Fantasy, lo ammetto.
C'è poco da fare. Io considero Howard il più grande scrittore di Fantasy di sempre, per cui inserisco il suo ciclo di Conan, ma Tolkien non può non avere la posizione Top. Per gli altri si va un po' a caso. Della trilogia di Earthsea ho letto solo il primo libro, ma era davvero bello (e Ursula è sempre Ursula). Il libro di Silverberg è un ottimo science-fantasy, non eccelso, ma mi piace che sia presente. Farhard e il Grey Mouser di Leiber non possono mancare, e aggiungo due dei pochi fantasy moderni che mi siano piaciuti, il libro di Holdstock e il ciclo di Wolfe, quest'ultimo (colpa mia, lo ammetto) completato solo nei mesi scorsi.

Romanzo breve
1: Silverberg, Robert : La comunione segreta (The Secret Sharer, 1987)
2: Brin, David : Il simbolo della rinascita (The Postman, 1982)
3: Zelazny, Roger : Il boia torna a casa (Home Is the Hangman, 1975)
4: Zelazny, Roger : 24 viste del monte Fuji, di Hokusai (24 Views of Mt. Fuji, by Hokusai, 1985)
5: Leiber, Fritz : Brutto incontro a Lankhmar (Ill Met in Lankhmar, 1970)
6: Varley, John : Premi Enter [] (PRESS ENTER[], 1984)
7: Dickson, Gordon R. : Il Dorsai perduto (Lost Dorsai, 1980)
8: Longyear, Barry B. : Mio caro nemico (Enemy Mine, 1979)
9: Farmer, Philip José : I cavalieri del salario purpureo (Riders of the Purple Wage, 1967)
10: Pohl, Frederik : Alpha Aleph (The Gold at the Starbow's End, 1972)

Qui le cose si complicano. Perché la narrativa breve si legge solo se ti piacciono le antologie personali, o leggi le riviste o le antologie generiche. E come annunciato prima, da qua in poi trovate i link verso tutte le informazioni utili per trovare queste storie brevi, sempre che le mie parole generino in voi qualche forma di interesse. In primis ho messo un romanzo di Silverberg che lessi su un Millemondi. Non c'è da spiegare perché è lì. Gli spetta, e basta. Sempre da un Millemondi arriva il secondo racconto di Zelazny, una bellissima escursione nel mondo cyberpunk. L'altro è l'opera che gli fruttò un premio Hugo, ma anche un capitolo del romanzo Il mio nome è legione. Trovai anche Varley su un Millemondi, ed è colpa sua se ogni volta che sullo schermo del il mio PC appare la scritta "Premi il pulsante Invio" mi vengono un po' di brividi... Il dorsai perduto era uno dei capitoli di un'antologia di Dickson, ed è ancora l'unico caso che ricordo di storia che tratti in maniera intensa di un pacifista in un mondo in cui tutti fanno la guerra. Leiber fa' il bis con uno dei suoi migliori racconti Fantasy, Longyear verrà ricordato solo per quel racconto (da cui ricavarono -un po'... liberamente nel finale- il film omonimo, con Luis Gossett Jr.), mentre Farmer sono riuscito finalmente a inserirlo, con il racconto che lui scrisse per l'antologia Dangerous Visons di Harlan Ellison. Quello di Brin invece è solo il primo capitolo di quello che da noi è uscito come romanzo.

Racconto
1: Howard, Robert E. : La Torre dell'elefante (The Tower of the Elephant, 1933)
2: Leiber, Fritz : Per muovere le ossa (Gonna Roll the Bones, 1967)
3: Zelazny, Roger : La variante dell'Unicorno (Unicorn Variation, 1981)
4: Dick, Philip K. : Modello due (Second Variety, 1953)
5: Sturgeon, Theodore : Scultura lenta (Slow Sculpture, 1970)
7: Moore, C. L. : Shambleau (1933)
8: van Vogt, A. E. : La guerra contro i Rull (The Rull, 1948)
9: Clarke, Arthur C. : Incontro con Medusa (A Meeting with Medusa, 1971)
10: Asimov, Isaac : La palla da biliardo (The Billiard Ball, 1967)

Frank Frazetta
Tonto come sono ho inserito due volte lo stesso racconto di Howard, miseriaccia, per cui non troverete il numero 7. Scegliere uno solo tra tutti i racconti di Dick è una sofferenza, ma quello scelto vale la pena. Per Moore, Sturgeon e Clarke non c'è scampo, li ricorderò sempre con questi racconti. Il Rull di Van Vogt è un omaggio alla sua smodata fantasia sugli alieni, mentre Asimov figura con un racconto che lessi a suo tempo a scuola, durante una lezione di non-ricordo-che-cosa (come avrei potuto, ero distratto dal libro).
Leiber è presente con il suo contributo alla già citata antologia di Ellison, mentre Zelazny ci svela un metodo infallibile per vincere una partita di scacchi..

Racconto breve
1: Howard, Robert E. : La regina della costa nera (Queen of the Black Coast, 1934)
2: Le Guin, Ursula K. : Quelli che si allontanano da Omelas (The Ones Who Walk Away from Omelas, 1973)
3: Heinlein, Robert A. : Tutti voi Zombie (All You Zombies, 1959)
4: Bester, Alfred : Del tempo e della terza strada (Of Time and Third Avenue, 1951)
5: Brown, Fredric : La risposta (Answer, 1954)
6: Bester, Alfred : La fuga di quattro ore (The Four-Hour Fugue, 1974)
7: Ellison, Harlan : Jefty ha cinque anni (Jeffty Is Five, 1977)
8: del Rey, Lester : L'amore (Helen O'Loy, 1938)
9: Lovecraft, H. P. : Il modello di Pickman (Pickman's Model, 1927)
10: Lafferty, R. A. : La madre di Eurema (Eurema's Dam, 1972)

Howard rules, qui con il racconto che introduce il personaggio della piratessa Bèlit. Anche se non è proprio breve, invece lo sono sia quello di Ursula che quello famoso di Brown. E poi il racconto di Heinlein, padre di tutti i paradossi temporali venuti dopo, un racconto tra i tanti di Ellison (scegliere... ahi!), e due classici come Lovecraft e Del Rey. Doppia dose con il bravissimo Bester (da cui debbo farmi perdonare per non aver inserito suoi romanzi), e uno è il racconto che mi insegnò cosa fossero i Feromoni, mentre l'altro faceva copia con il racconto di Asimov sullo stesso numero di Urania, quando lo lessi durante lezione (certe cose non le dimentichi, eh).
E assolutamente, costi quel che costi, non poteva mancare uno dei capolavori di Lafferty, geniale ma semplice nello stesso tempo.

Certo, c'era anche il sondaggio sul 21esimo secolo. Ma non l'ho votato.
A causa delle innumerevoli ristampe presenti nelle nostre librerie, in questa categoria ho letto solo due libri: il ciclo di Ilium di Simmons (2003) e I Protomorfi di Haldeman (Camouflage, 2004) su Urania.
Come? Oh sì, naturalmente, mi manca anche il tempo che avevo una volta per scavare, e per leggerli, in effetti.
E per scavare ho solo un cucchiaio, quindi procedo con lentezza.

Ma con tante ristampe in giro non è troppo difficile scavare.

mercoledì 10 ottobre 2012

"A Song is forever, Mr. Bond..."

Succede. Che tu ti porti dietro, crescendo, le passioni giovanili. E James Bond è una di quelle.
Col tempo sei diventato un esperto, sei in grado di ricordare i film, le loro scene, le frasi celebri, e gli stunt più spettacolari. Certo, come fanno in tanti. Ma tu hai letto anche tutti i libri, e questo è un punto in più. Si, certo, ma rimani pure sempre uno dei tanti, dov'è la novità?
E poi ci sono strade che segui nelle quali ti ritrovi da solo. Perché sei curioso, e leggi, e segui e ti fai ancora domande, e poi vai su youtube e cerchi conferma. E la trovi. E poi vai a dormire, che nel frattempo sono arrivate le 2 di notte, ed è un po' tardi. Ma almeno non hai rubato tempo al lavoro ed a tutto il resto.
Sì, perché le passioni (tutte le passioni) sono pericolose: per la salute, per il sonno perso, per i percorsi mentali che ti fanno intraprendere. Ma sono una parte di quelle piccole soddisfazioni che ti aiutano a soddisfare la tua fame di sapere. E visto che un blog è anche condivisione, è giusto che io lo utilizzi per condividere parte di questo meraviglioso mondo, ai più sconosciuto.
E così, mentre da qualche giorno è stata diffusa la canzone di Adele del nuovo film di 007, mi sono ricordato delle scoperte fatte a suo tempo, e ho pensato che condividerle sarebbe stato bello.
Collezionate colonne sonore di 007? Buona cosa. E avete tutto? Ma proprio tutto?
O almeno "Ma sapete davvero tutto? Lo sapete che si sono cose che non sapete?"

Facciamo la prova del nove musicale. Le canzoni dei film di 007. Le conoscete tutti, le avrete viste qualche volta in tv, vero? E se siete appassionati avete anche le colonne sonore, giusto? Quindi pensate di essere a posto, vero? Quasi.
Il giovane Holden proverà adesso a mettere a dura prova le vostre convinzioni, e a rivelare i risultati delle sue scoperte notturne degli anni passati. Che però non riguardano proprio tutti i film, per cui ne esamineremo solo alcuni.
E buon divertimento.

Thunderball (1965) di Terence Young. 
Canzone dei titoli:  Thunderball (Barry-Black) eseguita da Tom Jones.

E' il quarto film, il fenomeno Bond è ormai lanciato. Goldfinger è stato un successo, e così la canzone eseguita da Shirley Bassey. Okay, la versione di Tom Jones la conosciamo tutti, ma quanti sanno che in Germania ebbe le canzoni cantate in tedesco?


Non solo. Lo stesso cantante, Alan Korb, incide pure l'altra canzone inserita nella colonna sonora, Mr Kiss Kiss Bang Bang.


Quest'ultima canzone poi, nella sua versione originale, ha dietro di se davvero una lunga storia. Doveva essere il tema portante. Scritta da John Barry e Leslie Bricusse, ne venne incisa una prima versione, e cantata da Shirley Bassey. Ma risulta cantata in maniera troppo simile a quella di Goldfinger, il film precedente, e ci vorrebbe un approccio più soft. Così viene rigettata, e Mr. Kiss Kiss Bang Bang viene cantata di nuovo, questa volta da Dionne Warwick. Ma questa volta la produzione contesta che nel titolo della canzone deve esserci il titolo del film. A John Barry si affianca Don Black, e danno vita al tema per Tom Jones che conosciamo tutti. Di Mr Kiss Kiss Bang Bang nel disco (e nel film) rimarrà solo la versione strumentale.
Le due versioni vennero portate alla luce nel 1990, contenute nella versione doppia dell'album The Best of James Bond - 30th Anniversary Limited Edition.
Ecco la versione di Dionne Warwick:


Ed ecco quella (rejected) di Shirley Bassey:

  
Per rimanere su Thunderball, da noi esiste una piacevole cover eseguita da Adriano Celentano del tema eseguito da Tom Jones. Non venne inserita nel film perché non si trattò di un coinvolgimento ufficiale, ma solo di una cover, che uscì come 45 giri. Della stessa canzone esiste una versione cantata da Tony Dallara.


Ma la storia è anche più complicata di così. Ci sono le scoperte che non ti aspettavi. La lunga leggenda delle canzoni proposte e rigettate. Furono su commissione e scartate solo dopo l'ascolto? Oppure furono scritte con entusiasmo e poi proposte? Le leggende si sprecano, ma le canzoni che possono fregiarsi del termine rejected sono parecchie. Molte non raggiunsero mai il tavolo della produzione, ma non per questo vanno dimenticate.
Poco si sa, per esempio sulla versione di Thunderball di Johhny Cash, ma pare fosse una prima scelta in origine. Il testo fa riferimento alla trama del film.


Si vive solo due volte (You Only Live Twice, 1967) di Lewis Gilbert.
Canzone dei titoli: You Only Live Twice (Barry-Bricusse) eseguita da Nancy Sinatra.

Il tempo riprende a scorrere. E si ripete la storia già sentita per Thunderball: che John Barry e Leslie Bricusse scrissero altri titoli di testa per questo film. Una prima versione di una canzone chiamata You Only Live Twice è cantata da Julie Rogers. Ma hai produttori non piacque, e ne venne scritta una nuova, dagli stessi autori. John Barry propose Aretha Franklin come voce, ma i produttori volevano Frank Sinatra. E Frank suggerì invece di usare la figlia. E così fù.
L'originale ora figura tra i brani scordati e dimenticati, ma la trovate qui:


Al servizio Segreto di Sua Maestà 
(On Her Majesty's Secret Service, 1969) di Peter Hunt
   Come titoli un brano strumentale. Presenti nel film:
We have All the Time in the World (Barry-David) eseguita da Louis Armstrong.
Do You Know the Christmas Trees are Grown (Barry-??) eseguita da Nina

Davvero era difficile inserite le parole On Her Majesty's Secret Service nel testo di una canzone? Barry e Bricusse ebbero il dubbio, ma ci provarono. Il regista Peter Hunt li anticipò, scegliendo di usare un tema musicale e basta, e così una canzone intitolata On Her Majesty's Secret Service non venne mai scritta. Peccato.
Una canzone nel film ci sarà, anche se non nei titoli, e sarà la celebre We Have All the Time in the World eseguita da Louis Armstrong, e scritta da John Barry questa volta in coppia con Hal David (collaboratore storico di Burt Bucharah). Una seconda canzone viene inserita nella colonna sonora, ma nel film si sente appena appena. Si tratta di Do You Know How Christmas Trees Are Grown, eseguita da Nina.
Ed è su questa canzone che i tedeschi fanno il tris. In questa occasione ecco Katja Ebstein che canta Wovon träumt ein Weihnachtsbaum im Ma, versione tedesca della canzone.


Ma la canzone originale, in inglese, eccola qui. E potete divertirvi a cercare la scena del film in cui si sente per pochi secondi...



Una Cascata di Diamanti (Diamonds are Forever, 1971) di Guy Hamilton
Canzone dei titoli: Diamonds are Forever (Barry-Black) eseguita da Shirley Bassey

Dopo la versione scartata del suo tema per Thunderball, Shirley Bassey torna a cantare i titoli di testa di 007, e questo non è un mystero. Ma la prima volta che vidi il film in TV, fu trasmesso da Mediaset nei tardi anni '80. E sfumarono i titoli di coda (come facevano sempre), ma per un breve attimo si potè sentire che la canzone dei titoli di coda era... in italiano. Naturalmente nei dvd usciti negli anni successivi non c'è traccia di questa traccia, ma uscì su 45 giri all'epoca, e negli anni successivi Shirley Bassey l'ha inserito in una sua raccolta.



L'uomo dalla pistola d'Oro 
(The Man with the Golden Gun, 1974) di Guy Hamilton
Canzone dei titoli: The Man with the Golden Gun (Barry-Black) eseguita da Lulu

E poi ci sono i casi generati dalla passione. Pure e semplice passione, e ne abbiamo notizia. Questo è il caso di Alice Cooper. Un giorno del 1973 vede Vivi e lascia morire e sente Live and let Die cantata da Paul McCartney, ed essendo pure lui in un grande appassionato di 007, si dice "Posso riuscirci pure io!" e scrive una sua versione di quello che si sa già essere il titolo del film successivo, e la propone agli studios. "No, grazie" è più o meno la risposta. Ma grazie per averci provato, Alice (il video che accompagna la canzone, qui sotto con i titoli di 007, è opera di un fan).



Solo per i tuoi occhi (For Your Eyes Only, 1981) di John Glen
Canzone dei titoli: For Your Eyes Only (Conti-Leeson) eseguita da Sheena Easton

Fù passione anche quella di Blondie? Era un incarico ufficiale, ma venne preferita la canzone che scrissero Bill Conti e Michael Leeson. Così nel film Solo per i tuoi occhi (1981) i titoli di testa sono cantati da Sheena Easton. Fu Blondie a non volere cantare una canzone non sua, per cui rifiutò la proposta? Bill Conti era uno dei maggiori musicisti dell'epoca, come fare a dirgli "No, grazie, preferiamo alla tua canzone quella della Pop Star americana". Esce Blondie, entra Sheena Easton.
Per cui la canzone For Your Eyes Only di Blondie esce nel 1982, nel disco The Hunter.



007 Zona Pericolo (The Living Daylight, 1987) di John Glen
Canzone dei titoli: The Living Daylight (Barry-Waaktaar) eseguita dagli A-Ha

Il tempo scorre inesorabile, i film si succedono. E così anche i temi rigettati
Quanto arrivarono vicini i Pet Shop Boys, nel 1987, a scrivere il tema di 007? A View to a Kill dei Duran Duran, due anni prima, era stato un successo, e la collaborazione con delle celebri pop star è il nuovo corso da seguire. Per il film successivo la prima scelta pare fossero stati proprio loro, i Pet Shop Boys. Due i demo che si trovano in giro, ma solo il primo ha un suono alla Bond. Ecco la versione di The Living Daylights che non fù mai.


Una vecchia regola dice che non si butta mai via niente. Ed ecco che il demo non utilizzato diventa un'altra canzone, This Must Be The Place I Waited Years To Leave, contenuta nell'album del 1990 Behaviour.


E poi ci sono pure gli incidenti di percorso, quelli di cui non saremmo mai venuti a sapere, come la versione di Mr Kiss Kiss Bang bang di Shirley Bassey. Dopo una collaborazione eccellente con i Duran Duran per il film precedente, John Barry deve collaborare con gli A-ha per i titoli di testa di Zona Pericolo (1987).
Tutti conosciamo la questa versione, ma gli A-ha non furono mai soddisfatti. La collaborazione non fu semplice, e non perdonarono mai a John Barry, che dopo avere cercato inutilmente di convincerli a cambiare una parte di arrangiamento, alla fine intervenne e tolse una base ritmica dalla loro versione. Ma in questo modo adesso la canzone era in tema con il sound del resto della colonna sonora, prima assente. Così, nel 1988 esce il loro album Stay on these Roads e possiamo sentire la loro versione originale.


Un po' di anni dopo, durante le celebrazioni per un'anniversario della carriera di John Barry, vennero intervistati diversi artisti che avevano collaborato con lui. Gli A-ha dissero che era stato un vero piacere lavorare con lui. Quando gli riferirono la cosa, apre che Barry disse "Sul serio dicono questo? Ma su che pianeta erano?"
Da qui in poi la storia diventa ancora più ricca. Con internet e Youtube le proposte per canzoni successive si moltiplicano. Ma le esamineremo in una seconda parte, perchè la storia si complica non poco. E ad ogni film le canzoni si moltiplicheranno.
Stay Tuned, folks.

venerdì 5 ottobre 2012

Le rose che non colsi

Qual'è un buon argomento per un articolo sul blog? Quando usi il blog per esternare i tuoi interessi, le tue passioni e i tuoi ricordi? Di tanto in tanto un'idea prende forma, si isola dalle altre, e richiede a gran voce la tua attenzione. E a te non resta che metterla per iscritto, e poi rifinirla, aggiustarla, metterla a punto, pronta per renderla pubblica, e mandarla sotto gli occhi di tutti.
Questo se non hai l'abitudine di usare questa pagina per mostrare i tuoi disegni nuovi (per quello c'è sempre DeviantArt). Tanti sono i pensieri che girano per la testa ogni giorno, tante le cose che vorresti dire e fare, poco il tempo che puoi dedicare loro.
E' come per il giardiniere. Hai un cespuglio di rose a tua disposizione, e devi solo cogliere quella giusta, e una volta che avrai completato tutta la procedura, dovrai solo aspettare ti arrivi il momento per cogliere la rosa successiva.
Però, pur sapendo bene quali sono gli argomenti e gli interessi di cui ho voglia di parlare e scrivere, allo stesso modo conosco bene anche un'altro dettaglio:
Che ci sono cose di cui NON parlerò.

I motivi sono differenti, per cui diverse anche le motivazioni per le quali scegli di non parlarne. Principalmente perché ti rendi conto che buona parte di quello che tu sai, spesso è solo una campana, e come tale può essere errata, perché anche una faccenda che tu conosci bene può avere dei lati oscuri che tu non conosci. E se ti fanno arrabbiare i giornalisti che scrivono del dottor Spock o disquisiscono di Asimov o di Philip Dick senza minimamente conoscerli, allora è bene che non commetti il loro errore.
E poi c'è il dettaglio - non trascurabile - che potresti offendere qualche amico. Cosa da non fare MAI.
Per cui questo blog si aggiorna di tanto in tanto, e non più spesso di così, e non avrà mai occasione di raggiungere le centinaia di migliaia di adoratori/adulatori a cui agognano i bravi blogger professionisti.
Ma questo, intendo le cose di cui NON parlerò, è di per se' già un buon argomento di cui parlare. Almeno fino a quando non troverò un valido motivo per cambiare idea.

Avrei sempre desiderato scrivere una breve storia del fandom fantastico televisivo/cinematografico italiano. Perché ne ho fatto parte dagli albori, perché ho visto nascere tutti i gruppi di appassionati, e perché li ho visti anche talvolta andare in crisi, frantumarsi, dividersi o chiudere. E buona parte dei motivi li conosco, perché conosco chi vi ha fatto parte.
Conosco il motivo per cui Sticcon e Deepcon siano due realtà differenti e senza più punti di contatto, e perché una volta il gruppo di fan di Spazio 1999 e Gerry Anderson era uno solo, e poi invece sono diventati due, senza punti di contatto. Del perché siano scomparsi, in tempi e modi differenti sia l'X-Files club che lo Stargate SG1. E parte della vicenda sui motivi della lunga dynasty dei vari club italiani di StarWars, da Alliance e Cloud City fino all'attuale Yavin 4, e i loro non punti di contatto.
Perché alla fine erano/eravamo sempre gli stessi appassionati, con i piedi in più scarpe. E perché come al solito, non posso pretendere di dare ogni punto di vista. Perché ognuno aveva dei suoi validi motivi per ogni azione. Forse qualcuno no e si faceva gli affari suoi, d'accordo, ma in fondo non ci interessa più.
E' passata molta acqua sotto i ponti, e un buon archeologo antropologico potrà trovare facilmente il bandolo della matassa, cercando e chiedendo alle persone giuste, ma non a me.

E quindi non rivelerò mai nemmeno i segreti imparati alle Sticcon, quelli sconosciuti al grande pubblico.
Nulla uscirà mai sul terribile caso del VIP che offrì un Big Black Man, di cui fui testimone diretto.
Perché non è il caso, perché fece una brutta figura, e perché in fondo gli ero grato per altre cose. E perché quella sera aveva bevuto, e perché in fondo voleva solo tradurre all'ospite americano il nome del cocktail Negroni che stava preparando, senza avvedersi che quando tradusse il nome l'altro credette che gli stesse proponendo un grosso negro superdotato.
E nulla pure sull'identità dell'altro VIP che certe notti avrebbe bussato alle porte delle stanze d'albergo dove dormivano ragazze. Perché non è il caso, perché alla fine non accadde nulla di male, e perché tutti negarono tutto. E perché forse in realtà cercava solo la stanza di un'amica e aveva sbagliato piano, e le sue motivazioni non avevano nulla di cui vergognarsi. Quindi nessuno me lo raccontò la mattina successiva. E quindi nemmeno la vicenda del focoso fan che voleva a tutti costi conoscere il suo eroe, riuscendo solo a terrorizzarlo. Sono cose che accadono, ma ha senso esternarle. Chi c'era lo sa, chi non c'era non serve lo sappia.
E dell'attore/attrice che scassò gli zebedei a tutto lo staff che lo/la ospitava? No, nemmeno lui/lei.Non è il caso, in fondo sono cavoli suoi, perché poi non è più tornato/ta. E tu lo sai perché i tuoi amici dello staff erano isterici quel giorno, e avrebbero voluto cementificarlo/la in un pilastro dell'autostrada. O il tipo che non capì bene il significato del termine Asta Benefica, ma solo quello di Asta.
O della foto con la leggenda e il cappuccino (in basso, appoggiato sul pavimento, con la brioche mezza mangiucchiata sul piattino), ma se siete tra i fortunati possessori di tale gadget, sappiate che non vincete niente. Niente che un buon lavoro di Photoshop non possa cancellare, che sia la leggenda o il cappuccino, a scelta. E lo so perché ritirai io stesso per un amico una di quei preziosi gadget.

E non dirò mai nulla sui misteri editoriali di cui ho avuto notizia. Nulla dirò mai sul perché l'editore che pubblicava i libri della serie che andava "dove nessuno era mai giunto prima" sceglievo di pubblicare proprio quelli lì, anziché fidarsi di qualche esperto, e perché smise improvvisamente di farlo. O la verità incredibile (ma anche puro e semplice gossip, anzichenò) del vero autore del best seller librario italiano (dall'amico - persona informata dei fatti - di un amico), e vorrei poter dire la stessa cosa sul perché Segretissimo non abbia mai pubblicato i libri inediti di Quiller (che rimane invece un mystero a cui non verrà mai data soluzione) mentre invece ho una gran voglia di fare un amarcord sulla grande (ed ormai estinta) editrice Nord, sempre nel mio cuore, e prima o poi accadrà.
O di come rischiai di finire (e probabilmente ci finii) nella foto ricordo che un amico si volle fare con la sua scrittrice idolo, perché non c'era spazio per alzarmi dalla sedia dove ero seduto, e perché in fondo riuscii a farmi piccolo piccolo. Perché io invece non la sopportavo proprio, quella scrittrice. Ma fui diplomatico pure allora e non dissi nulla. E non ho mai visto quella foto. E semmai qualcuno l'avrà pubblicata, spero abbia tagliato via dall'immagine quel brontolone seduto che continuava a disegnare e non si univa alla massa per chiedere pure lui un autografo. Mentre invece, quello sì, racconterò dei miei idoli e di quando li incontrai, e cosa-dove-quando, ma a tempo e luogo.
Così come nel campo dei fumetti, chi ha scritto cosa, chi ha pubblicato questo, chi non ha mai pagato Tizio e nemmeno Caio, chi avrebbe derubato tale autore in anni recenti, o perché tizio ha chiuso tale testata e Caio non ha detto nulla. Perché saputo da Tizio, confermato da Caio (che non conosce Tizio), ma negato da Pincopallo (che non conosce ne' Tizio, ne' Caio). Perché alla fine è sempre di questi argomenti che parli con amici che vedi una volta all'anno, nelle fiere, alle cene. Certo, cose sapute da un amico, ma a volte riferite da un altro amico, per cui metti sempre il ragionevole dubbio.
Ma nemmeno delle conoscenze dirette: di quando parlando con un autore, gli anticipai i miei timori su persone e fatti che avrebbero potuto accadere di lì a poco col suo progetto, e - maledizione - tutto si avverò? Jack Indovino? No, solo stocastico...
Notizie certe? O tutte chiacchiere da bar? Certo, ogni cosa è possibile, ma di alcuni fatti ho la certezza, anche se è meglio non dire. Ci penserà il nostro archeologo antropologico, domani o il giorno dopo.

Mai dirò come scoprii la vera identità del misterioso curatore dei fumetti Marvel PlayPress nei primi anni '90. Il mondo non dovrà mai sapere. E così per ciò che mi riguarda personalmente, e che non mi va di esternare. Nulla dirò mai del motivo per cui l'universo decise che io e i film di Harry Potter non andavamo proprio d'accordo.
Non rivelerò mai l'origine del mio odio per i bottoni dei cappotti, specie quelli con l'occhiello di metallo che tagliano continuamente il filo e cadono dovunque, e sempre nel momento sbagliato. O del motivo (sicuramente pedagogico) per cui mi piacciono le macchinette. Ne' di come provai odio autentico per un amico, a causa del quale gettai via per errore una cartella importantissima sul computer al posto del singolo file (e svuotando pure il cestino, alè, nibbio che non sei altro!) mentre lui mi raccontava con enfasi i fatti suoi al telefono. Perché l'odio durò solo il tempo di recuperare quei file, o almeno l'80% di essi. E col 20% rimanente ti puoi permettere con l'amico solo un leggero infastidimento.

Non esternerò mai la mia personale lista degli "svitati" che girano nel variegato mondo dei fumetti e in quello del fandom. Ne' darò mai alcun cenno del perché evito come la peste una parte di questo mondo, ad ogni evento a cui partecipo. E non farò mai il resoconto di certe fiere di fumetti o certi incontri a cui partecipai, in altri tempi (nulla dirò di FirenzeComics). E così anche con gli spiacevoli fatti che intercorrono tra i vari gruppi di cosplayer, questo mondo meraviglioso dove tutti sembrano volersi così bene.
E se mai un giorno vorrò rivelare parte di tutto ciò, come mio solito mi inventerò dei nomi fittizi e originali come Pinco Cavallo e Pallino Tizio, o tornerò io stesso ad essere il giovane Holden. O darò un colpo al cerchio ed uno alla botte, sperando non diventi mai categoria olimpica, o potrei avere buone possibilità di finire sul podio...
Ma nel cespuglio ci sono ancora tante rose da cogliere. All in Good Time, come dicono oltreoceano. Tutto a suo tempo...

Per tutto il resto (oltre a Mastercard) abbiamo solo il cielo come limite.
Sempre che non sia coperto da minacciose nuvole, sicuramente aliene.

giovedì 13 settembre 2012

Luna nostra che sei nei cieli

Strano mondo la televisione delle seconda metà degli anni '70. Strano rispetto a oggi, intendo. Le due reti RAI, e poi se eri fortunato c'era la TV svizzera e TeleMontecarlo se stavi nel centro del nord Italia, e TeleCapodistria se stavi a Nordest. E la programmazione della nostra TV nazionale era divisa in fasce orarie (più o meno come adesso), ma con degli orari rigidissimi.
La TV dei ragazzi cominciava alle 17. Alle 20 il telegiornale sul primo canale, mentre quello sul secondo era cominciato già da un po'. Sul primo canale arrivava il programma di prima serata (carosello era già stato soppresso) un varietà o un film o una di quelle cose oggi chiamate fiction TV, ma che allora venivano  rigorosamente chiamati o Romanzi sceneggiati (sceneggiatura tratta da opera letteraria) oppure Originali televisivi (sceneggiatura inedita), nel severo gergo usato dalle signorine buonasera del periodo. Questo andava avanti fino alle 22/22.30 circa. Poi c'era altro, e di solito era qualcosa di palloso. Ma a quell'ora si cambiava già canale.
Già, sul secondo canale quasi sempre andava in onda subito alle 20.30 un programma di un'ora (era il periodo di Odeon), e quindi alle 21.30 cominciava la seconda serata: film, telefilm, programmi brillanti, era l'orario del divertimento, senza trascurare gli immancabili speciali giornalistici.
Insomma, uno spasso, che ti lasciava un sacco di tempo libero, per contarti le dita o per leggere un libro.

I telefilm c'erano, ma erano centellinati, e rigorosamente con una puntata a settimana.
E a me piacevano i telefilm con astronavi e aerei. Sopratutto questo: astronavi ed aerei. E personaggi? Vabbè, si, anche loro, ma non erano importanti. Ma quando hai 11 anni le tue priorità sono differenti.
Avevo adorato I cavalieri del cielo, UFO, Stingray e l'astronave Orion (ma avevo trovato un po' inutile Joe 90). Però ero attratto da aerei ed astronavi come un'ape è attratta dal fiore.
StarTrek era ancora lontano, e solo qualche anno dopo venne trasmesso da TeleMontecarlo, e da lì in poi cominciò a crescere, a creare i trekker e tutto quello che ne consegue.

Del settembre del 1975 ricordo che Niki Lauda era diventato campione del mondo con la Ferrari, e che in TV il sabato sera sul primo canale c'era una varietà trasmesso dall'auditorium di Napoli, un grosso teatro con un sacco di musica e tanta gente cha parlava. Ma se mi dimostrerete che le date non coincidono non avrò problema a darvi ragione. Si guardava perché era sabato, e non c'era altro da fare. E poi si andava a dormire. Di solito... almeno fino a 4 settembre 1975.

Tutto incominciò a causa di una signorina buonasera. Una delle celebri annunciatrici RAI dell'epoca, che (come d'abitudine a quei tempi), dopo il telegiornale e la pubblicità, appariva in video a mezzobusto, e annunciava i programmi della serata delle due reti. Annunciava TUTTI i programmi fino alla chiusura delle trasmissioni.
E quella sera, arrivata al secondo canale, eccola emettere le parole magiche: "Alle 22 eccetera, andrà in onda il telefilm "Separazione", della serie Spazio 1999". Tre cose mi colpirono.
1) 22 eccetera era molto tardi, sarei andato a dormire oltre il mio orario, mannaggia.
2) Separazione voleva dire che la storia avrebbe raccontato di un divorzio. Probabile fosse una palla.
3) Ma quelle due parole, SPAZIO e sopratutto 1999 erano ipnotiche. Sarei rimasto sveglio, avrei guardato la storia dei due divorziandi, e avrei dissetato la mia sete di curiosità.
All'ora indicata ero pronto, e il telefilm partì. Dopo un sorprendente cartello che diceva "La RAI , Radiotelevisione Italiana, presenta" (che lo faceva apparire diverso dagli altri telefilm) partiva il teaser, la scena prima dei titoli di testa. Drammatica, porca paletta. Nella mia testa ormai risuonava già da qualche minuto una vocina insistente, che ridendo come un cattivo di 007 mi gridava "Ormai sei fregato, Jack, non riuscirai più a farne a meno, lo sai, vero?"
E poi partivano i titoli.


E tutto il resto. E solo negli ultimi minuti questo tonto appassionato comprese che la separazione del titolo non si riferiva ad un divorzio, ma ad un'altra separazione. E preferivo sicuramente questa. 
In questa sigla, così come già nelle primissime sequenze del teaser, già avevo avuto una risposta a miei quesiti davvero importanti. Avevo finalmente identificato quel veicolo strano che appariva sulle pubblicità Dinky Toys sia su Topolino che sul corrierino. Il mondo era nelle mie mani, ormai conoscevo tutto quello che mi serviva sapere.



Tutto il resto venne dopo. I primi 6 episodi in quell'orario, i successivi 6 (definiti dalle annunciatrici "seconda serie") trasmessi in seconda serata, alle 21.30, e i successivi 12 la domenica pomeriggio, nel gennaio 1976, e porco mondo me ne accorsi quando cambiando canale mi ritrovai con "Circolo chiuso" già a metà episodio. Ma già John Koenig e Alan Carter erano diventati degli eroi assoluti, mi riascoltavo le puntate registrate col magnetofono Geloso, e mi creavo le mie personali fanfiction. E l'aquila costruita in cartoncino e disegnata col pennarello, e le proiezioni ortogonali dell'Aquila disegnata come compito estivo di applicazioni tecniche, alla scuola media.
E poi l'album di figurine della Panini (il primo album di figurine che riuscii mai a completare), e qualche anno dopo una seconda serie "differente", che mi raffreddò l'entusiasmo, ma di cui riuscì a completare anche il secondo album di figurine Panini (l'ultimo album che riuscii mai a completare). E il fandom che naque solo molti anni dopo. E le vignette umoristiche che realizzai per loro. E le registrazioni in VHS negli anni a seguire. E i DVD molto tempo dopo.
Intanto già ero convinto che l'Aquila, l'astronave che utilizzavano nel telefim, era sicuramente una della più belle astronavi che avessi mai visto. E anche oggi le metto davanti solo L'Enterprise Refit di "Star Trek - The Motion Picture".
Ma questa è un'altra storia. Che forse sì o forse no affronterò in futuro.

Se c'eravate, non potevate non adorare quella serie. Se la guardate adesso, certo che sorridete. Col senno di poi si costruiscono palazzi di retorica immensi, e avendo voglia e tempo tutto è dimostrabile, sopratutto il contrario.
Ma io difenderò sempre spazio 1999: anche se la luna viaggiava a velocità variabili, se i caschi delle tute spesso si aprivano, le Aquile venivano distrutte a decine di puntata in puntata, i computer rispondevano con degli scontrini, e il comunicatore aveva solo 9 tasti per nove numeri, senza lo 0.

La data della trasmissione della prima puntata l'ho recuperata dalla Wikipedia, perché ormai non la ricordavo più. Beh, avevo 11 anni all'epoca, come avrei potuto ricordarmi tutto?
In compenso, nel periodo in cui andavo a letto presto, ho imparato bene a contarmi le dita. Ho visto tanti bei telefilm. E ho letto tanti libri.

E ogni anno, la sera del 13 settembre, se non piove o c'è luna nuova, mi affaccio alla finestra e guardo in cielo, cercando con lo sguardo la luna.
E' sempre là. E capisco che in questo mondo l'unica separazione è ancora quella di una coppia che divorzia. E quindi in fondo nel 1975 ero ancora normale. Una persona normale non si costruisce col cartoncino un comunicatore. No, decisamente.
Ma dopo il 1975 decisamente io non fui più normale...


domenica 26 agosto 2012

Sua eccellenza non abita più qui

Ogni tanto penso che se questo fosse il migliore dei mondi possibili, Sidney Jordan verrebbe ricordato come uno dei più grandi autori di fumetti. In questo mondo meraviglioso il suo personaggio principale, Jeff Hawke, sarebbe sempre disponibile in qualche ristampa di grande formato in libreria, o riproposto in edicola abbinato al Corriere o a Repubblica, magari con una lunga spiegazione che cerca di convincerti che la colorazione digitale fatta apposta per questa edizione lo rende migliore, unico e imperdibile. E dei suoi incredibili personaggi esisterebbe una serie di Heroclix imperdibile con tutti i suoi meravigliosi alieni, così come una serie di action figure McFarlane con Chalcedon, Kolvorok e Sua Eccellenza e (perchè no?) una serie Hot Wheels di tutte le astronavi più spettacolari.

Ma invece siamo nel nostro mondo. Per cui invece abbiamo le Action Figure degli alieni di Halo e Mass Effect, e l'ennesima serie di Spawn. In edicola arrivano i personaggi legati ai film di supereroi e i pupazzetti oribili dei personaggi a fumetti.
E Sidney Jordan non disegna più fumetti, e ha cambiato mestiere. E di Jeff Hawke rimangono solo le edizioni ancora disponibili, grazie al cielo. E naturalmente siamo in molti a conoscere il suo lavoro, ma questa conoscenza scarseggia nelle nuove generazioni, che ormai lo ignorano del tutto.

In ogni cosa ci deve essere un inizio, un momento in cui riesci a individuare quando tutto è cominciato, a dedidere di chi è la colpa se ti è cresciuta una passione
Nel mio caso la colpa fu di un'intervista ed un dossier pubblicati su un vecchio numero di Fumo di China. E nei giorni successivi il passaggio in una libreria del centro che esponeva quei volumi in mezzo ai libri seri, e l'acquisto di un numero a caso. Era solo per provare, se non mi piaceva non ci avrei rimesso molto.
Adesso, più di venti anni dopo (minchia, come passa il tempo!) ho la serie completa, e anche qualcosa in più. Non è stato facile, non è stato semplice, non è stato breve. Ma nella vita ti devi porre degli obbiettivi secondari, e quando li raggiungi è un piccola grande vittoria.

Sei eri un lettore onnivoro di fantascienza (da qui in poi abbreviata con FS), se nella tua giovinezza avevi letto tutti i classici, improvvisamente i fumetti fantastici ti deludevano. Perché non si andava molto più in là di copie di Flash Gordon o Eroi galattici senza paura. E gli eroi galattici la FS letteraria li aveva lasciati agli anni '50, Flash Gordon ancora prima. E si era evoluta.
Ma i fumetti no, non ancora. In più con la memoria di tutti i libri letti letti che ti portavi dietro, riuscivi a individuare le "citazioni" (dette altresì anche copie in carta carbone) nascoste nelle trame di qui pochi fumetti fantastici. Oh, naturalmente non avevo ancora letto gli X-Men di Claremont-Byrne-Austin, quello sarebbe diventato un altro obbiettivo secondario...
Comunque non riuscivi a non notare come quella storia era uguale a quella di quel libro che avevi letto da militare, o identico a quel telefilm con gli UFO che guardavi da piccolo.
E poi arriva Jeff. E trovi storie originali, non copiate. E che sono pure belle storie.

Succede lo stesso pure oggi, quando guardi un telefilm fantastico. Ti aspetti i draghi in un telefilm fantasy, e quando ritardano ad apparire ti domandi i tuoi perché. Vedi l'invasione aliena ma gli invasi sembrano fare le scampagnate. O i pionieri temporali delle preistoria che sparano ai velociraptor ma non si accorgono se un plesiosauro di 50 metri si avvicina al campo. Diventi critico. Maledettamente critico.
In fondo volevi solo un buon telefilm di FS, perchè ormai Startrek li hai già visti tutti da un pezzo. Per i fumetti ti succede la stessa cosa: vuoi maledettamente dei buoni fumetti di FS.

Non starò a dirvi perché Jeff Hawke merita la lettura. Ci sono siti nella rete che riescono a farlo meglio di me, e se ci provo divento uno in più, ma difficilmente riuscirei a essere convincente.
Come accennavo all'inizio, a differenza di molti altri fumetti Jeff in Italia ha diversi sostenitori, e ha goduto di un buon apprezzamento, anche editoriale. Girando per la rete si trova molto. Merita assolutamente una visita la pagina italiana dove si può cominciare a fare la conoscenza con i personaggi, oltre ad avere una preziosa e completa cronologia di tutte le storie contenute nelle varie edizioni italiane (almanacchi e pocket compresi), i cui link diretti darò più avanti.
Ed è sufficente scrivere il nome su Google per trovare tanti altri apprezzamenti in giro in altri posti.
No, lo farò a modo mio, dando un'infarinatura. Dopo, se l'argomento interessa, vi fornirò gli strumenti, con i link per chi volesse approfondire.

Jeff Hawke è una striscia a fumetti che appare sul Daily Mirror, ininterrottamente dal 1954 al 1974, ma anche fino al 1990. Una al giorno, dal lunedì al venerdì, in compagnia di altre strisce di personaggi più famosi. Ai testi ed ai disegni c'è Sidney Jordan, debuttante di buone speranze. Ben presto gli si affiancherà l'amico sceneggiatore Willy Patterson, suo sarà il merito dell'inserimento di una lunga serie di brillanti comprimari: Mac MacLean, la fidanzata Laura (che scomparità da un momento all'altro) Kolvorok, Sua Eccellenza, e Chalcedon il terribile... 
Patterson lascierà per problemi di salute mel 1969 e da quel momento Jordan farà tutto da solo, aiutato saltuariamente da amici scrittori o colleghi disegnatori, ma mantenendo la regia assoluta. Le storie si evolvono, le trame mutano di tono, le tute spaziali assomigliano adesso a quelle degli astronauti veri. Si trasforma lentamente, ma rimane affascinante. Trame più drammatiche, tematiche che variano (tra cui il sesso, ma sempre in maniera discreta), ma le storie continuano ad essere di Fantascienza,  gli alieni sostituiscono altri alieni, e la vita continua.
Ma durante questo lungo periodo, Jeff si evolverà in maniera ancora più estrema. Quando nel 1974 il qutidiano britannico cessa la pubblicazione dei fumetti, il nostro eroe rimane senza casa. Stop, fine di un'epoca, signor Jordan. Possibile? Che tutto debba finire davvero così? No, non si può permettere. Jordan ottiene un nuovo lavoro da un quotidiano scozzese, che chiede fumetti, ma vuole qualcosa di inedito. E allora crea un nuovo personaggio.
A partire dal 1976 esce sul Daily Record la nuova serie di Jordan, Lance McLane. Tutto è diverso rispetto al buon Jeff: futuro catastrofico, nuove astronavi e nuovi personaggi. 

Non passa molto tempo prima che arrivi una richiesta per riavere Jeff Hawke, per il mercato estero, che a differenza dell'Inghilterra ne sente la mancanza. Jordan ormai sta seguendo il personaggio nuovo, e non ce la farebbe a seguire e produrre due strisce differenti, il quotidiano scozzese paga bene... La scelta di Jordan dividerà gli appassionati.
"E' una cavolata" dice Pippo.
"E' geniale!" dice Pertica.
Nel resto del mondo McLane diventerà Hawke. Jordan prende l'ultima storia di Hawke, crea una serie di strisce di raccordo, e lo fa' finire nel futuro di McLane (ibernazione, wormhole). Ma per farlo deve rinunciare a quelle striscie di Lance pubblicate finora, che rimarranno escluse dal nuovo ciclo. On questa realtà  Jeff si risveglia nel futuro, con la barba, e assume l'aspetto fisico di McLane. Da adesso in poi Jordan continua a disegnare Lance McLane, che in Scozia la gente continua a leggere... ma nel resto del mondo si chiama Jeff Hawke. 
E' lecito? E' corretto o disonesto per i lettori? Jeff Hawke deve considerarsi finito nel 1974? 
Diamogli un'altra possibilità, please. E' corretto, Jordan ne è l'autore, e spetta a lui decidere cosa fare: ormai ha voglia di raccontare queste storie, il vecchio universo è ormai lontano. Hawke riprenderà piano piano il suo aspetto (biondo e senza barba), e le vicende continueranno, con i personaggi e gli ambienti di McLane. Ora abbiamo Otto, e abbiamo Fortuna, l'androide femminile. Ma non abbiamo più Kolvorok, non avremo più Sua Eccellenza, e nemmeno il cattivissimo Chalcedon. So Long boys, è stato bello, ma qui non c'è più posto per voi. La casa ha nuovi inquilini.
Qualche anno di storie, e poi arriva la fine. All'inizio degli anni '90, la serie conclude la sua pubblicazione, vittima dell'abbandono dei fumetti da parte dei quotidiani. E questa volta sarà uno stop definitivo. E Jordan passerà a disegnare storyboard per il cinema.

Jeff Hawke diventa usa serie finita. Che volendo può essere collezionata tutta.
Il giovane collezionista ode e si risveglia dal torpore. Una serie che è completa? E che può essere collezionata? La sua fame di conoscenza verrà nutrita...

Ma da dove si incomincia?
  Negli anni '70 Camillo Conti editore ripropose diverse storie classiche in una discreta serie di albi spillati, di grande formato. Ben stampati, ma arriva fino ad un certo punto.
  E poi c'è la preziosissima Edizione Integrale cartonata, Rizzoli/Milano Libri, dal 1975 al 1989 circa, periodicità variabile. La serie necessaria, anche se è difficile radunarla tutta (anche solo per fare una foto).
Jeff Hawke H1-H502 
Jeff Hawke H503-H1100
 
Jeff Hawke H1101-H1552
 
Jeff Hawke H1553-H2011
 
Jeff Hawke H2012-H2494 
Jeff Hawke H2495-H2950 
Jeff Hawke H2951-H3395 
Jeff Hawke H3396-H3846 
Jeff Hawke H3847-H4261 
Jeff Hawke H4262-H4643 
Jeff Hawke H4644-H5074 
Jeff Hawke H5075-H5498 
Jeff Hawke H5499-H5904 
Jeff Hawke H5905-H6413 
Jeff Hawke H6414-H6865 
Jeff Hawke H6866-H7289 
Jeff Hawke H7290-H7696 
Jeff Hawke H7697-H8060 
Jeff Hawke H8061-H8504 
Jeff Hawke H8505-H8865 

Integrale nel senso che hanno pubblicato tutto? No, integrale italiana. Una manciata di storie rimangono tutt'ora inedite da noi, a parte la pubblicazione di una di esse sulla rivista di corto Maltese nel 1987.

Per completare le edizioni italiane di volumi aggiuntivi (storie già apparse nell'edizione qui sopra), si aggiungono un paio di edizioni.
Si incomincia con l'indispensabile Chalcedon, Almanacco di Linus (Milano Libri, 1973 - brossura), che propone un'antologia di storie con protagonista il villain della serie, Chalcedon. Non proprio facile trovarlo, ma non è impossibile. Prezzi accettabili. A seguire, stesso anno, il volumetto "orizzontale" (come Lupo Alberto, tanto per intenderci ) Jeff Hawke "inedito novità" (Milano Libri, 1973 - brossura), che anticipava alcune storie in seguito apparse sui volumi. Facilmente reperibile nei mercatini, anche a buon prezzo.
Jeff Hawke e gli Extraterrestri (Oscar Mondadori 701, 1976 - brossura)
Jeff Hawke e le donne stellari (Oscar Mondadori 904, 1978 - brossura)
Due antologie varie, a tema. Strisce rimontate per farle stare nel formato pocket. Si trova facilmente nei mercatini a buoni prezzi.
Jeff Hawke nello spazio (Urania Fumetti, Mondadori, 2000 - brossura) 
Un'antologia con una prima parte originale, e una seconda parte che ripropone il ciclo di Chalcedon, preso dall'almanacco di Linus. Anche questa è di facile reperimento. L'esperimento di Urania Fumetti durò solo un anno, con la pubblicazione anche di altri due volumi, uno dedicato a Clarke & Kubrick di Alfonso Font e l'altro a una ristampa di Nathan Never. Non venne ripetuto negli anni successivi, lasciando intuire che probabilmente non fu' il successo che ci si augurava, ed è un vero peccato.
E poi, nel 2003 il numero 39 della prima serie dei Classici del fumetti di Repubblica, ideale per chi vuole avvicinarsi alla serie, che propone una buona antologia di storie classiche:
  I giocattoli immortali
  Figliol Prodigo
  Made in Birmingham
  Chacondar
  Selena.

E poi ci sono i fuoriserie. Le eccezioni che non si possono dimenticare.
Lance McLane (Editrice Corno, 1978 - cartonato),
Nel nostro caso, questo è l'eccezione. Qui abbiamo la pubblicazione completa di tutte le striscie apparse sul quotidiano scozzese con il nome di Lance McLane, compresa l'ultima storia tronca, "L'alchenio su Amaltea". Prezioso, anche se sconosciuto ai più, è anche di difficile reperibilità. Altrimenti si soffre, e non saprete mai la storia dell'Alchenio, portatore di vita...

"Okay, questo in Italia," dice Pino Palla, "Ma chissà quanti libri si trovano nei paesi anglosassoni, vero? Posso procurarmi delle edizioni originali, VERO?"
Ehm... no. Niente di tutto questo. Rarissimo caso, in Italia siamo più fortunati. Non esiste nei paesi di lingua inglese un'edizione integrale. Due volumi delle Titan Books, nel biennio '86-'87 (con le cover di Brian Bolland), altri due numeri usciti nel 2008 ancora disponibili. Un fan club britannico che realizza una pubblicazione periodica che ristampa e ripropone molte storie di Hawke, e poco altro. Difficile da credere, ma ricordate che il quotidiano inglese ne interruppe la produzione.


E niente gadgets. Siete fortunati se volete cominciare una collezione, perché non avrete gadgets che richiamino la vostra attenzione. Niet, nix, nada.
L'unico modellino che si trova in giro di un' astronave dei fumetti di Sidney Jordan è un esemplare della HOPE (da Lance McLane) autocostruito da un eroico altro disegnatore di fumetti col pallino del modellismo. Che avrebbe voluto metterci le luci, ma dovette rinunciare, perché altrimenti non sarebbe mai riuscito a completarlo in tempi umanamente possibili.

In fondo non possiamo rimanere schiavi troppo a lungo dei nostri obbiettivi secondari...

Note:
Per buona parte dei riferimenti ho usato il sito britannico e il numero di Fumo di China 7/34 (1-1989), edizione AD, intervista a Jordan di M.M. Lupoi.