domenica 24 marzo 2013

Timida, molto AUDACE

Di avere delle strane attitudini sono ben cosciente, e so bene che dall'esterno possono essere viste in modi molto differenti. Oggi, per esempio, pubblico un post su un evento che é finito ormai da tempo. "Hai scelto il momento sbagliato, caro Jack?" mi suggerisce la mia metà razionale.
No, affatto, mi suggerisce la metà che gioca con le micro machine. Perché mai dovrei sentirmi in colpa anche per questo? Il suo scopo non è di fare informazione. Questo non è un blog di notizie fresche, da consultare in cerca di news, ma la raccolta di pensieri e opinioni di un logorroico disegnatore. Non si visita per sapere Cosa accadrà, quanto piuttosto per informarsi su Cosa è accaduto in questo angolo del mondo.
Ecco i punti del problema del povero Jack: quella che segue sarà una breve cronaca di un evento che si è svolto nel corso di tre mesi, che ha ormai terminato il suo percorso. Se lo avessi fatto un mese fa, avrebbe potuto servire a creare interesse, a invitare la gente a visitarlo, avrebbe avuto un'utilità di qualche tipo. Ma appunto, questa sarà solo a mia brevissima e personale cronaca dell'evento, e niente sensi di colpa (detti anche seghe mentali di un disegnatore).
L'attimo fuggente è quindi passato, e nel caso che leggendo questo post vi viene voglia di vederlo... sappiate che è finito. Terminato. Dopo tre mesi. Se l'avete visto siete stati fortunati, se non lo sapevate o lo sapevate ma non l'avete visto, lo siete di meno, se non lo sapevate, non l'avete visto, e comunque non vi avrebbe interessato vederlo, allora siete arrivati in questo blog dalla pagina sbagliata, qualsiasi dato mi diano le statistiche di blogspot.

"Vuoi deciderti a venire ai fatti, chiacchierone che non sei altro?" mi implora il lettore esasperato, che mi ha seguito fino a qui e ancora non ha capito quale sia il soggetto del post. Okay, partiamo subito.
L'Evento di cui parlo è stato la mostra L'Audace Bonelli che si è svolta a Trieste, dal 2 dicembre 2012 al 3 marzo 2013, presso i locali del Salone degli Incanti (ex-Pescheria).
Sentì parlare per la prima volta dell'Audace Bonelli qualche anno fa, al Comicon di Napoli. I motivi per cui mi trovavo là adesso non hanno molta importanza, così come il mistero del perché non abbia fotografie di quell'evento. La mostra era stata inaugurata nella sua prima edizione, in gran spolvero, ed era davvero un evento da ricordare. Dedicata alla storia della casa editrice di Sergio Bonelli, dalle origini a oggi, piena di cimeli e materiale interessante. Uno degli organizzatori, il buon Glauco, girava per quell'edizione del Comicon portandosi sottobraccio un grosso bloc notes. Raccontava che incrociava continuamente addetti ai lavori e conoscenti che gli segnalavano errori sul catalogo, nelle parti storiche o nei riferimenti a fatti ed eventi. Lui si segnava tutto, così quando avrebbero fatto una nuova edizione del catalogo, si sarebbe assicurato che tutto fosse stato corretto, e quell'edizione sarebbe davvero. stata perfetta. All'epoca dubitavi delle sue parole. Quando mai un catalogo di una mostra veniva ristampato? Ma aveva ragione lui, le ristampe arrivarono negli anni successivi, arrivando anche a venire abbinato ad un quotidiano nazionale. E con tutti gli svarioni della prima edizione corretti, qualsiasi fossero.
Di quel catalogo ebbi una copia omaggio, totalmente inaspettata. Non lo sapevo ancora, ma era stata pubblicata anche una pagina da una delle mie prime storie.

Così, quando in autunno mi arriva la telefonata di Glauco che preannunciava questa edizione a Trieste, so di cosa si tratta, e so che sarà fatta maledettamente bene, così come bene era stato fatto quel catalogo. Una parte sarebbe stata dedicata agli autori locali, e quindi mi si chiedeva di scegliere qualche pagina per l'esposizione, e spedirla in redazione, dove si sarebbero occupati dell'allestimento. Per chiudere il cerchio, tra le pagine mandate scelsi anche quella pagina finita sul catalogo.
Ai primi di dicembre avviene la grande inaugurazione. Partecipo e incontro molti colleghi che non vedevo da tempo: Franco DeVescovi, Mario Alberti, Alessandro Pastrovicchio, Romeo Toffanetti, oltre che gli ospiti venuti da lontano, come Luca Enoch, Mauro Marcheselli e Davide Bonelli.


Frutto della collaborazione tra Sergio Bonelli Editore, Comicon di Napoli, Cappella Underground Trieste, collaborazione, co-edizione, eccetera (per i dettagli trovate la presentazione del sindaco nel filmato che posto in basso). La mostra era davvero spettacolare. Certo, la location che ospitava l'evento era suggestiva di par suo: il Salone degli Incanti una volta era la vecchia pescheria del porto di Trieste, mi racconta l'amico Ferruccio, a due passi dal molo, da dove il pesce veniva scaricato e subito messo in vendita. Ma erano stati altri tempi, quando anche la Stazione Marittima poco lontana era una stazione vera, con relativa ferrovia, e la TV era ancora in bianco e nero.
Adesso, nell'epoca della grande distribuzione e del pesce surgelato, e delle rotaie scomparse nella notte dei tempi, era stato ristrutturato e ribattezzato come salone. 
Confesso che lo conoscevo già, e quando Glauco mi aveva annunciato la cosa, ero raggiante. E come mai, se non sono di Trieste? Un paio di anni prima l'avevo già visitato, quel salone.

A giugno del 2011 in quella location ebbe luogo un'edizione di mercatino dei fumetti. Sì, mi rendo conto che giugno era un mese impossibile per una fiera fumetti. Sopratutto se hai il mare a 10 minuti a piedi. Però fu molto divertente, e anche un po' paradisiaco essere in una fiera fumetti e contemporaneamente sotto un sole cocente. Perché avvicinandosi l'orario del tramonto, il sole attrraversava il salone, facendoti capire perché qualcuno avesse avuto l'idea di chamarlo Salone degli incanti.



I giochi di luce nel salone erano spettacolari, e non pensavi affatto a come dovesse essere quando in quel salone vendevano il pesce al posto dei fumetti. E probabilmente erano anche più attivi gli acquirenti del pesce negli anni precedenti, rispetto a quelli dei fumetti di quel giorno.


Tutto questo mi venne in mente durante quella telefonata con Glauco, e quindi mandai queste stesse foto in visione in redazione, poiché essendo da Milano, sapevano solo il nome del posto, e poco altro, e fu grazie a loro che ebbero le prime impressioni sulla sala. L'autunno arrivò rapido, e la mostra venne inaugurata una sera di dicembre.


In quanto "autori", a noi venne concesso l'ingresso prima dell'apertura. E fu uno spettacolo.
Ora ne parlo al presente, perché la msotra esiste tuttora come format, e apparirà ancora da qualche altra aprte. Se siete appassionati di arte... arte ce n'e eccome. Se l'aveve letto sul giornale e siete curiosi... ne vale la pena. Ma se siete lettori avidi di fumetti, è diverso. Avete i vostri ricordi, avete i fumetti che ricordate con piacere, perché magari era "Il primo fumetto di tal dei tali che avevi letto", oppure "Il primo di quella serie", o il "Mio primo speciale di Martin Mystère". O quel fumetto che non fu mai, almeno nel nostro altroquando.
E poi, in mezzo a tutto quanto, ci sei anche tu, che ti senti piccolino.




Hai i campanelli personali che tintinnano (qualsiasi suono facciano i campanelli), e ad ogni pannello hai un'emozione differente. E non solo nei fumetti. Anche solo vedere le vecchie macchine da scrivere di Gianluigi e Sergio Bonelli, e quando senti tra i commenti del pubblico chi sussurra "Doveva essere guasta, guarda, manca il tasto del numero 1" capisci che c'è davvero gente che non ha mai avuto una macchina da scrivere sottomano, e che siamo davvero nel 21esimo secolo. E poi ci sei tu, disegnatore distratto, che naturalmente ti ricordi solo a casa che non hai fatto la foto a quella macchina da scrivere.


Comunque, la mostra è/era tutto questo e altro. Ci saranno altre edizioni, in futuro, in qualche altroquando. Per cui aguzzate i sensi, e se arriva nel vostro quartiere, nella vostra città, o nella vostra zona d'Italia, fateci un pensierino. Ma se siete appassionati di fumetti fatene due di pensierini.

A corredo della mostra, quasi ogni weekend era organizzato un incontro col pubblico di un autore arrivato da fuori, in compagnia di un autore locale. L'amico Alessandro Olivo sul suo blog ha pubblicato delle brevi cronache per ogni incontro, davvero interessanti. A me è spettato concludere la lunga serie, con un incontro in compagnia di Paolo Bacilieri, moderati dal grande Dario Fontana. Qui in fondo aggiungo i due filmati girati per l'occasione. Quello del giorno dell'inaugurazione e quello del mio incontro.


Il secondo, appunto, è più breve. Ero raffreddato, parlavo e non avevo molto tempo per filmarmi mentre parlavo (o parlavo o filmavo). E infine il tutto si concludeva con disegni per il pubblico, e in seguito la cena finale in un locale di tipica cucina triestina, quando ti rendi conto che hai scelto la settimana sbagliata per infreddarti, e pensi alle cose che non puoi ordinare per questo motivo.  


Alla fine bisogna sempre citare la nota infelice. Quella che impedisce che tutto sia perfetto.
La nota infelice di questo evento fu la mia assoluta ignoranza sui vini della nostra zona, durante la cena degli organizzatori, la sera del giorno dell'inaugurazione. Gli ospiti venuti da fuori chiedevano dei nostri vini, e io dicevo "bho", mentre intorno a me amici e colleghi conoscevano tannini e sapori. "Io sono di Torino, in realtà" rispondevo. Peggio, perché poi chiedevano dei vini piemontesi...
Oh, sì, lo so che non è così grave, ma se la racconto sapete come ridono gli amici? Se vivi vicino al Collio , se sei originario piemontese, non puoi non conoscere i tannini.
E poi il ricordo della sessione disegni, ma questo non imbarazza, anzi. Quando alla fine della serata ragioni che sulla dozzina di disegni fatti su richiesta ci sono tre Myriam e due Jasmine, capisci che qualsiasi cosa tu faccia ancora da qui all'eternità, qualcosa di quello che hai fatto è già rimasto.
E in quel momento ti dimentichi anche di essere raffreddato, e dei tannini non ti importa davvero nulla.
Enjoy, folks.

PS: il titolo del pezzo è lo stesso di una canzone di Lucio Battisti e Pasquale Panella. Mi piaceva come titolo. E come mi insegnò uno sceneggiatore tanti anni fa, il titolo è l'ultima cosa che a volte inserisci nella tua storia, se non te ne sono venuti in mente altri prima.