giovedì 15 agosto 2013

La curiosa genesi di una ragionevole inquietudine

Alla fine non puoi continuare a rimandare, devi farlo. Ogni pezzo in cui presenti qualche cosa necessita anche di un giudizio. Il tuo giudizio, il giudizio di chi compila l'articolo o la lista. Amici miei, il pezzo di oggi avrebbe dovuto concludere il pezzo precedente sui libri trek, ma alla fine stonava in quel contesto, e ho deciso l'avrei rimandato di qualche giorno. Poi ti giri un attimo ed è già passato un mese.

Ma ammetto che la cosa non è così facile. Spesso ho pubblicato dei pezzi su libri e fumetti che mi piacevano, e il motivo era chiaro, non li avrei fatti se non fosse stato così. Ma questa è la prima volta in cui devo parlare di qualcosa, e le cose da dire non sono del tutto positive. Inutile rimandarlo ancora, alla fine la notizia bomba va data: una buona parte di questi libri trek erano bruttini. Ecco qua, l'ho detto.
Normalmente non mi piacciono le stroncature, penso sempre che si più importante segnalare le cose belle piuttosto che denigrare quelle negative, ma è anche vero che nel nostro caso particolare (i libri trek) non si tratta di stroncare, ma solo di fare delle distinzioni sul perché della critica. Ed estrapolando il tutto ne viene fuori un discorso più ampio, che non si limita solo al mondo delle narrativa "per" il fandom, e che genera una leggera inquietudine... ma di questo ne parleremo nel finale. Occhio, oggi non si parla solo di libri trek, continuate a leggere.

Dunque, ogni giudizio o critica che sia, si basa sempre su un dettaglio fondamentale: esprimere un giudizio é qualcosa di oggettivo, di tuo personale gusto. Ciò che a me può piacere, a te magari farà rivoltare lo stomaco. E questo, oltra a suggerirti di non chiedermi Più consigli, non sarebbe troppo diverso dal voler leggere i pensieri oziosi di un ozioso e pensare di trarne un insegnamento diverso da quello di imparare ad oziare meglio.
Ma se affermo che la terra è al centro del sistema solare o affermo che l'acqua è composta di plutonio e marmellata, per quanto io possa esserne convinto, in realtà non dico altro che delle corbellerie. Bullshit, direbbero gli anglosassoni. Possono anche essere mie opinioni, ma sono decisamente sbagliate, e chiunque potrà farmelo notare, e potrò anche arrabbiarmi, gridarlo, scriverlo in maiuscolo, ripeterlo ad ogni minima occasione, non per questo diventeranno reali e riconosciute da tutti.
Se invece dico che tale film, fumetto o libro mi piace o non mi piace, dico che è brutto o bello, emetto un giudizio personale e soggettivo. Che (appunto) riguarda me e potrebbe non avere lo stesso risultato con un altro soggetto. Se lo vedi e ti piace, non arrabbiarti con me.
Nel nostro caso quindi è evidente che si tratta di opinioni personali, che possono essere discutibili e non gradite, e se spiego le mie motivazioni posso avvicinarmi a permettere a chiunque di capire il perché e il percome di questo punto di vista. Come una regola. Che è più o meno basata su questo:

1° regola di Jack sulla sincerità:
Se sei appassionato di qualcosa, devi essere sempre sincero con te stesso. Devi stabilire le tue personali regole riguardo ai tuoi oggetti del desiderio. Non arrivare MAI a idolatrare qualsiasi cosa appartenga alla loro categoria, ma sappili giudicare in maniera indipendente.
Se un giorno uno di essi ti sembrerà una cazzata, non preoccuparti: lo sarà sicuramente.
Non cercare di negarlo, accettalo senza problemi e vivi felice.

Fui un ghiotto collezionista dei libri Trek, lo confesso. In quei tempi lontani ero un teledipendente, e i film e telefilm di Fantascienza erano un richiamo irresistibile. Per quale motivo? E che ne so? Le astronavi, i mostri, il sense of wonder, forse tutto l'insieme, uno psicanalista troverebbe di certo motivazioni interessanti, ma se associasse questo pure ai soldatini ed ai fumetti, di certo si darebbe alla pazza gioia, per la consapevolezza di avere trovato il cliente perfetto. Certo, i gialli, i western, ma se c'erano astronavi, alleluja, non ce n'era per nessun altro.
Poi un giorno - c'è poco da fare, prima o poi accade sempre - scopro che quello che c'è in tv non basta, e non arrivano prodotti nuovi. Ci sono i cartoni nippi, certo, ma mancano le avventure delle astronavi.
Un giorno di questi anni lontani e perduti in cui internet era un'utopia lontana, mi prestano un volumetto della pista delle stelle. Mondadori. Veloce, divertente, ben scritto, e sopratutto "interessante". Pare tratto da un telefilm. "Sì, Destinazione Cosmo, su Teleblablbla" mi informa il cugino Piero. E con tutte le montagne intorno a Gorizia non c'è la minima possibilità di ricevere fino a qui quella TV, e molte delle altre. Non ho idea di quale sia l'aspetto dei personaggi, ho solo una sagoma nera della nave stampata sul retro, e poco altro.
"Caro Jack, forse non vedrai mai un telefilm chiamato StarTrek, ma è probabile che se trovi quei libretti probabilmente ti divertirai" ti suggerisce una vocina interiore.
Era vero. Spassosi, buona fantascienza, allargando i mie confini che fino ad allora si fermavano a Spazio 1999. Robot, viaggi nel tempo, computer senzienti, alieni cattivi, civiltà telepatiche, in pratica un bignami della fantascienza mondiale, un'antologia di ogni argomento disponibile. Come può tutto questo non essere divertente?
On breve li lessi tutti in un paio d'anni, poi arrivò la visione di qualche puntata su qualche TV, almeno per permettermi di capire che faccia avevano i protagonisti. Poi il film del 1979. E il libro di Roddenberry tratto dal primo film. Ma poi il nulla. Un'attenta e rigorosa rovistazione nelle infinite centinaia di mercatini dell'usato mi aveva permesso di recuperare anche i due Urania (HURRA!!!), ma poi era finito tutto.

Diciamolo: non riesco a stare fermo, a farne a meno. Una scintilla si è accesa, e necessita di una miccia da  bruciare. Decido di guardarmi intorno, e vedere cos'altro mi propone la fantascienza, e ancora non lo so che questo cambierà tutto.
Quella miccia fu la fantascienza classica letteraria: Urania e i suoi fratelli. Nel periodo che passò tra la pubblicazione dei numeri della Pista delle Stelle a quella dei volumetti Garden, mi evolvetti (Evolussi? Evolvei?) in un grande appassionato di fantascienza classica, e in qualche anno divenni un'autorità. Avevo letto i maggiori classici, avevo assimilato Asimov, divorato Heinlein, esplorato tutto Clarke e assaporato Herbert. Mi ero divertito con Farmer e Lafferty, esaurito la produzione disponibile di Dick, amato le produzioni della LeGuin e di Lem, interessato a Ballard e Pohl e Moorcock, ed avevo già iniziato a seguire i nuovi talenti degli anni recenti, come Brin, Gibson e Benford.
Ma soprattutto avevo imparato che alcune di quelle belle storie dell'astronave Enterprise, erano state scritte proprio da alcuni di quegli scrittori che leggevo ora. E che nelle loro storie personali erano ancora più bravi, andavano più lontano.
Insomma, a quel tempo ero diventato... Come spiegarlo? Piú "esigente". Ma riuscivo ancora a divertirmi con la fantascienza avventurosa, quando la trovavo.
Intanto avevo imparato una cosa importante, che anche i più grandi autori toppavano, talvolta. E quindi poteva succedere che qualcosa che terminavi ti lasciasse con l'amaro in bocca. E permettersi di essere insoddisfatto, faceva bene alla salute. Nasconderlo a se stessi, fingere fosse bello, no.

Arriviamo ad un giorno del 1988, e quell'appassionato prende il suo primo volumetto Trek della Garden. E poi tutta la serie a seguire. Poi però comincia a leggerli...
Ahia.
Sì, ho presente cosa state pensando, certo, non si possono paragonare libri avventurosi ai classici della letteratura, non più di quanto si possa paragonare i film di Don Camillo e Peppone a Il Ponte sul Fiume Kwai. Lo so eccome. E' ingeneroso dirlo, o fare paragoni tra libri dedicati ad un serial tv e i classici del fantastico. Ma invariabilmente il paragone ti scappa, e volente o nolente lo fai. Quindi non sono molto fiero di me quando dico che trovai quasi incomprensibili i libri della coppa Marshak & Culbreath, che trovai un po' noiosi e confusionari, così come banali una buona parte degli altri, ma sono felice di dire che mi divertii parecchio con i titoli di Gerrold, della Sky e il ciclo del Figlio del Passato. L'impressione era che quella prima serie di libri dell'editore Bantam Books fossero libri per fan, scritti da fan, e probabilmente era vero. Personaggi conosciuti che avevano comportamenti anormali, storie allungate, dialoghi interminabili... basta trovare una sola di queste cose e metà del tuo divertimento scema. Le cose migliorarono con i numeri Argento, che proponevano la successiva collana Pocket Books americana: belli, belli belli, divertenti e fedeli ai personaggi, nonostante qualche licenza. Certo, lo so che Frank Herbert e Philip K. Dick erano diversi, e sicuramente migliori, ma qui parliamo di intrattenimento, non di alta letteratura, ed è in base all'intrattenimento che qui va dato un giudizio, non sulla quantità di idee fantascientifiche presenti nel libro. Ecco, come ho detto sopra, tanti anni di letture mi avevano insegnato che non dovevo giudicarli come libri di FANTASCIENZA, ma piuttosto come libri di INTRATTENIMENTO. E quando riuscivano a divertirmi, voleva dire che il loro compito l'avevano svolto alla perfezione. E quando dopo tre anni di appuntamento estivo con il Garden Argento, non trovai il numero nuovo, un po' ci rimasi male. "Peccato, ma è stato divertente, finché è durato", mi dissi.

Intanto la TV Italia 1 aveva incominciato da qualche anno la trasmissione pomeridiana quotidiana della serieThe Next Generation, e aveva provocato quell'onda lunga di nuovi appassionati.

Quando arrivò in Italia il settimo film, Generazioni, venne effettuato un discreto sforzo promozionale: Patrick Stewart venne in Italia, e apparve pure al Maurizio Costanzo Show, anche se probabilmente oggi lo avrà cancellato dal suo curriculum.
Ma a seguire quel lancio, ecco che esce l'adattamento letterario del film per l'editore Fanucci, inserito in una collana di letteratura fantascientifica varia. C'è l'entusiasmo per il film, che ti pare bellissimo, ma è solo colpa dell'entusiasmo, e qualche anno dopo al massimo dirai che era "carino", ma comunque il libro si prende e si legge.
Nei mesi successivi ecco partire la pubblicazione di altri libri della serie, inseriti all'interno della pre-esistente collana da libreria E.T. (Economica Classica). Pochi, ma si spera scelti con cura. La serie riprende, più forte che mai.

Rimasi fedele anche qui, e cominciai ad... accumularli in casa, ma iniziai a leggerli circa un anno dopo. Le copertine erano quelle americane, sopratutto composizioni di facce e niente altro, accattivanti zero, ma c'era la passione, e alla passione non si comanda, e anche se graficamente non facevano faville, si prendevano. Mi divertì il primo libro di Shatner... ma mi raffreddai sul secondo. Trovai inverosimile la trovata per portarlo nel 24esimo secolo e resuscitarlo, così come vederlo come eroe impegnato a salvare l'universo intero, mentre Picard e soci stavano a guardare passivi. E già lasciava intuire come sarebbe continuato il ciclo. C'era poco da fare, la 1° regola di Jack sulla sincerità si stava esternando in tutto il suo splendore. Resistetti il primo anno, e poi diradai. Feci eccezione per la fiducia che avevo per Peter David, del quale ho ancora una coppia di Imzadi che mi feci autografare alla sticcon 2002, ma decisi di tralasciare i cicli multi-serie, che non mi interessavano proprio: Una storia che continuava tra le varie serie differenti, in epoche e in zone dello spazio diverse? Mi sembrò solo una mossa per convincere il lettore a prendere 4 libri al posto di 1. Oltretutto all'epoca DS9 era stata trasmessa molto poco, solo una stagione, e così anche Voyager. Non li trovavo attraenti, non conoscevo abbastanza i personaggi da volerli seguire anche nei libri. Ma se toglievi i libri di DS9 e di VOY, i cicli multiserie e il ciclo di Shatner, gli adattamenti e le ristampe Garden... rimaneva molto poco da seguire. Per la prima volta avevo una collana Trek con volumi poco interessanti per me. Li prendevo sempre più raramente.

Grazie di cuore all'amico che mi scattò questa foto ;-)

Entro un paio d'anni la pubblicazione invece si moltiplicò. L'intera collana E.T. venne dedicata ai libri Trek. Fu un bene o un male? E chissà. Immagino fosse il segnale che vendevano bene. Sergio Fanucci partecipava alle Sticcon, aveva il suo banchetto vendita e i libri andavano. Nel frattempo avevo già rinunciato. Basta, stop, finiamola qui. Potevi spendere  4.500 lire (2/2,5 €) per i volumetti Garden ogni mese, ma un brossurato mensile da 12.000 lire (circa 6 €) non era più il caso, sopratutto se ogni mese prendevi anche altri libri di Fantascienza, e questi sembravano più interessanti.
No, a me mancava il tempo (e anche la voglia, a dire il vero) di seguire TUTTO. Per cui feci la dolosa scelta: basta del tutto coi libri Trek. Se li avessi trovati nell'usato o nei remainders, okay ci avrei pensato, ma quelli sarebbero stati altri giorni, in un futuro non bene identificato. Quando qualcuno me ne avrebbe segnalato qualcuno davvero bello, lo avrei recuperato con calma. Ti distrai un attimo, e sonno passati dieci anni, e non li hai ancora recuperati, e ora non hai tutta questa voglia.

"E allora?" domanda a questo punto il lettore fan. "Questo non cambia nulla. Così tradisci così la tua serie preferita. Sei scorretto."
No, affatto. La serie è sempre lì, intoccabile. I libri sono... una cosa in più. Non erano indispensabili, non era necessario averli letti tutti. Era solo passione e divertimento, se ti va lo fai, altrimenti no, e non cambia nulla. E poi, c'è quel piccolo, insignificante dettaglio, quello che cerchi di tenere nascosto, che ad un certo punto pensavi di lasciare fuori, ma che devi deciderti e esternare, caro Jack, c'è poco da fare. Quello che fa quadrare il cerchio. L'origine di quella ragionevole inquietudine del titolo a cui accennavi in alto.

Perché ad un certo punto della tua vita arriva un momento particolare. Quando guardi alle cose che hai fatto da giovane, ai millelibri che hai letto, e a tutto il tempo libero che avevi allora. E guardi ora, e cerchi di calcolare quanto sia quel tempo libero oggi, quello che ti rimane dal lavoro e da tutto il resto, e capisci che devi decidere come riempirlo. Devi scegliere. Due le scelte possibili:
1) Seguire il solito sentiero, quello sicuro dove i personaggi sono vecchi amici, dove succedono cose, che sono più o meno sempre le stesse, dove non accade mai niente di drastico, perché in una serie non possono mai mancare i protagonisti, ma dove ti diverti comunque. Come leggere solo i libri di Tizio, o la serie di Tazio Pitt. Oppure puoi seguire l'altra strada. 2) quella che hai iniziato nei primi anni '80, quando i libri di Star Trek inediti erano finiti. Quando hai cominciato a esplorare quel mondo immenso chiamato fantascienza, cercando anche tu di vedere se riuscivi ad arrivare dove nessuno era mai giunto prima. Cercando di riuscire a vedere tutti i film, i telefilm e i libri che vorresti. Guardando oltre. Continuando a esplorare, senza sapere davvero dove ti porterà, ma senza porti dei limiti.

Non mi lamento della scelta. Continuo a seguire la fantascienza, pur con il tempo limitato che posso permettermi. E anche se ormai ogni lettura si trascina per mesi, ci sarà sempre posto nel tempo libero per un libro.
E poi, tutto si evolve. E' di pochi giorni fa un test personale, brillantemente superato: il primo romanzo letto in lingua inglese. Ed era un romanzo trek, come un vecchio amico che ti dà una mano nel momento dell'esame di guida. Perché nelle cose difficili devi cominciare con un aiutino. Ma lo avevo scelto apposta, proprio quello e proprio su quell'argomento, ero certo che non mi avrebbe deluso. E lo sapevo bene che era solo intrattenimento, ed è giusto che sia così.

"Scusa, ma il discorso sull'andare dove nessuno era mai giunto prima?"
E' in inglese, se non è un passo avanti, cos'è? E poi certe rimpatriate con i vecchi amici non fanno male.
E le regole, le tue stesse regole, puoi anche infrangerle ogni tanto.
Solo per questo non ti serberai rancore.